Garcia apre a una svolta clamorosa in casa Napoli: cambia tutto, anche il modulo tanto caro a De Laurentiis.
C’è aria di novità in casa Napoli, e non solo per l’arrivo di diversi nuovi acquisti. Natan, Cajuste e lo stesso Gabri Veiga, almeno senza la partenza di Zielinski, sulla carta partiranno infatti dietro ai ‘titolarissimi’ dello scorso anno (con il solo brasiliano a contendere il posto a Juan Jesus e Ostigard). A portare la svolta più importante potrebbe essere Rudi Garcia.
Dopo due ritiri intensi e non privi di problematiche, il tecnico francese ha infatti compreso appieno le qualità e le potenzialità di gran parte dei suoi giocatori. Un gruppo di ragazzi straordinari, in grado di fare praticamente tutto. E proprio per questo motivo, starebbe accarezzando l’idea di cambiare modulo. Con buona pace del presidente De Laurentiis e della sua infatuazione per il 4-3-3.
D’altronde, il ragionamento dell’allenatore ex Al-Nassr è chiaro. Una squadra che ha vinto lo scudetto ha maggiori pressioni, tante certezze, ma corre anche il rischio di adagiarsi. Fare sempre le stesse cose potrebbe indurre alla noia, e la noia difficilmente porta risultati. Senza considerare che le altre squadre ti studiano, ti analizzano, anticipano le tue mosse. Per questo motivo, tentare una svolta a sorpresa potrebbe essere in alcuni casi necessario.
A maggior ragione, poi, se in panchina hai un giocatore che scalpita per scendere in campo e che meriterebbe una maglia da titolare. Un calciatore importante che probabilmente sarebbe un perno inamovibile in tutte e diciannove le altre formazioni del campionato di Serie A, e che invece si ritrova nella squadra campione d’Italia a scaldare frequentemente la panchina.
Almeno così è stato, fino allo scorso anno. Perché cambiando modulo ci sarebbe spazio anche per lui, che ha già dimostrato tra l’altro di saper essere decisivo con una maglia così pesante addosso e che è pronto a ‘mangiarsi’ il campo giocando insieme a campioni come Osimhen.
A parlare dell’ipotesi cambio modulo, senza peraltro una specifica domanda, è stato lo stesso Rudi Garcia nel corso dell’interessante intervista rilasciata ai microfoni di DAZN nell’immediata vigilia dell’inizio del campionato.
L’allenatore francese non ha intenzione di stravolgere la squadra e toglierle certezze. Si ripartirà, com’è giusto che sia, dal 4-3-3. Ma non tutte le partite possono essere vinte allo stesso modo, a suo parere, e per questo motivo vuole trasformare la squadra, renderla più camaleontica, fare in modo che possa adattarsi alle necessità del momento. E fare spazio ai protagonisti meno attesi.
Non a caso, durante il ritiro ha lavorato spesso sul 4-2-3-1, che cambierebbe non poco il centrocampo, di fatto togliendo la centralità a Lobotka, ma potrebbe rivelarsi il modulo più adatto per integrare perfettamente nel gioco del Napoli il talento azzurro di Giacomo Raspadori (che comunque per Garcia può fare la mezzala, l’esterno, il trequartista e ovviamente la punta).
L’idea che però maggiormente lo stuzzica è un’altra, magari da utilizzare solo in determinate circostanze, ma più spesso di quanto accaduto lo scorso anno: passare alle due punte. Non sappiamo se attraverso un ‘rivoluzionario’ 3-5-2 o con un più tradizionale 4-4-2, modulo maggiormente adatto alle caratteristiche dei partenopei.
Quando si hanno due punte come Victor Osimhen, inamovibile anche nella sua idea di calcio, e il Cholito Simeone, che lo ha stregato durante il ritiro, rinunciare in partenza all’idea di averli insieme in campo può sembrare quasi uno spreco. Suggestioni estive o veri progetti per il futuro? Solo il campo saprà dircelo.
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