Urbano Cairo sta ripercorrendo le orme imprenditoriali-calcistiche di Silvio Berlusconi? Il patron del Torino incarna il modello di self-made man e ne parla in prima persona.
Signore dell’editoria italiana e presidente del Torino, Urbano Cairo è un imprenditore che si reinventa tutti i giorni, facendo dell’avanguardia un obiettivo costante. A ‘Ceo Talks’ su ‘ClassCnbc’ le sue dichiarazioni in merito ai progetti che lo vedono protagonista e potrebbero. Dopo la morte di Silvio Berlusconi, infatti, si sono susseguite con maggiore insistenza le indiscrezioni che vorrebbero il numero uno di RCS legato all’universo Mediaset.
Per molti Urbano Cairo rappresenta la figura giusta per essere un ibrido fra impresa, politica e comunicazione. Perciò la famiglia Berlusconi potrebbe interpellarlo per il bene dell’azienda. Tuttavia il patron granata frena i rumors: “Non c’è mai stato un incontro su questa tematica. Stiamo parlando di Fanta tv”.
Nonostante la smentita, Cairo comunque esprime la sua stima e apprezzamento per la realtà alla quale è accostato: “Mfe è un’azienda ben gestita, che negli ultimi anni ha ottenuto ottimi risultati. Il caso RCS è diverso, perché fu possibile scalare in azienda a causa della frammentazione sul mercato. Poco prima della mia offerta, FIAT distribuì a tutti i soci il 16% della Rizzoli, deprimendo i corsi di Borsa”.
Torino, fra politica e impresa: è il momento di Urbano Cairo? Parla il patron granata
Se va cauto sul fronte Mediaset, Urbano Cairo non esclude un suo possibile ingresso nell’universo della politica, ma non come prossimo step: “Ad oggi sono molto impegnato con le mie aziende. Non posso permettermi incursioni in mondi sconosciuti. Anche Silvio Berlusconi era molto impegnato e con un gruppo persino più grande del mio. Io per ora non ho questo programma, ma mai dire mai nella vita”.
Infine, proprio sull’ex Premier scomparso alcuni giorni fa, il presidente del Torino ha dichiarato: “La tv commerciale sconvolse il mondo della pubblicità, come sta accadendo col digitale. La RAI vendeva pubblicità a un gruppo d’aziende limitato, per le piccole era complicato accedere alla tv. Oggi l’arrivo degli OTT ha provocato un altro choc, per cui mi aspetto che le aziende riconsiderino in parte gli investimenti massicci fatti sugli OTT”.