Sarò stato pure consensuale l’addio tra Spalletti e De Laurentiis, ma dietro la separazione potrebbe esserci dell’altro.
Napoli non ha mai smesso di festeggiare lo scudetto arrivato alla Dacia Arena di Udine lo scorso 4 maggio, quando il gol di Victor Osimhen al 52′ pareggiò quello segnato da Sandi Lovric al 13′. Una gioia che quasi subito è stata macchiata dalla perdita di alcuni pezzi che hanno reso il sogno possibile.
Se la separazione da Luciano Spalletti è stata ufficializzata domenica 28 maggio ai microfoni di “Che tempo che fa’, in precedenza un’altra bussola azzurra aveva chiesto di strappare il contratto che lo lega al Napoli fino al 2024. Il ds Cristiano Giuntoli voleva essere liberato, l’uomo mercato infatti avrebbe accettato la corte della Juventus che offrirebbe un ricco triennale. Su questo versante l’imprenditore cinematografico non ci sente.
Le due situazioni, apparentemente diverse, potrebbero avere un filo in comune. Se De Laurentiis non vuole perdere un uomo prezioso come Giuntoli ad agio di una diretta concorrente, quello che sta emergendo attorno all’addio di Spalletti non sarebbe così diverso.
“Mi ha detto che si è chiuso un ciclo, che ha fatto il massimo e mi ha chiesto un anno sabbatico. Io rispetterò la sua scelta, nonostante il contratto. Spalletti è un uomo libero, ora è giusto che continui a fare ciò che ama”. Con queste parole, rilasciate nell’intervista a Fabio Fazio, il numero 1 del Napoli ha illustrato lo stato dell’arte. Ovvero, Spalletti mi ha chiesto di sciogliere il contratto perché voleva fermarsi per un anno e io l’ho accontentato. In realtà, al dialettica tra i due nell’ultimo periodo non è stata così rilassata come potrebbe apparire dalle affermazioni di De Laurentiis alla Rai.
Interrogato su Spalletti, lo scorso 19 maggio, De Laurentiis disse “Non voglio tarpare le ali a nessuno”. Solo 24 ore dopo arrivò la risposta del tecnico di Certaldo: “Non ho bisogno di ali, ma di stivali”. Replica che poteva indicare sia l’abitudine a muoversi nel fango, essendosi fatto tutto da solo, sia la volontà di fermarsi e dedicarsi alla sua campagna.
Il 28 maggio un altro scambio di battute. Serve ancora De Laurentiis, che affonda il colpo dicendo “Restare a Napoli è un privilegio”. Anche allora, Spalletti rispose secco: “Non commento le parole del presidente. Io festeggio con il popolo e i miei giocatori: sono ancora dentro a questa festa, a questa gioia”.
Quindi la verità potrebbe essere un’altra, come scrive su twitter Marco Azzi, firma di Repubblica. “L’invio della Pec è servito per costringere Spalletti a dimettersi e consentire a De Laurentiis di imporgli le condizioni dell’addio: sì all’anno sabbatico, no al passaggio a un altro club. Altra cosa sono i motivi che hanno spinto il tecnico a lasciare Napoli dopo lo scudetto”, ha scritto il giornalista. Ovvero, grazie alla Pec, De Laurentiis avrebbe impedito a Spalletti di allenare un’altra squadra, stesso copione visto con Giuntoli.
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