Il nuovo bando per i diritti tv è stato presentato dalla Lega Calcio. Tante le novità nella corsa a chi vorrà trasmettere le gare della serie A.
Per i club del nostro massimo campionato, come noto, i diritti tv rappresentano la fetta maggiore di incassi, arrivando, in media, a coprire una percentuale che supera il 65%. Nell’ultimo triennio 2021-2024, Dazn e Sky di fatto hanno garantito annualmente circa 930 milioni alla serie A.
Cifra che difficilmente sarà ripetibile per chi si aggiudicherà il bando. Tra le modifiche principali illustrate ieri a Via Rosellini, la durata massima dell’accordo che passa dai tre anni fino ad un massimo di cinque. Scelta questa che dovrebbe allargare la platea dei partecipanti, potendo gli stessi contare su un orizzonte temporale maggiore per rientrare dall’investimento.
Che i diritti tv fossero una priorità si era capito a inizio 2023 quando un emendamento infilato alla Camera nel decreto “Milleproroghe”, aveva tentato di prorogare il contratto sui diritti tv a tutto il 2025. Di fatto, si stabiliva che l’intesa, alle stesse condizioni, terminasse nel 2026 e non nel 2024. L’emendamento in questione è stato poi soppresso in Senato.
Bando diritti tv: le principali novità
Come scrive calcioefinanza.it, il bando sui diritti tv prevede una serie di novità, legate alle esclusive, alle co-esclusive, nonché alla possibilità che una delle 10 sfide del campionato venga trasmessa in chiaro, presumibilmente dalla Rai.
L’ad della Lega, Luigi De Siervo, ha parlato in particolare del prezzo di partenza dell’asta. La soglia iniziale andrebbe quindi a crescere in base alla durata dell’acccordo che, come detto, qyuesto può arrivare anche ai 5 anni. «Un prezzo X sui tre anni cresce del 10% nell’ipotesi a quattro anni e nel quinto di un ulteriore 10%, quindi in totale il 20% sul prezzo iniziale», ha affermato il numero due di Via Rosellini.
Nell’accordo sono presenti anche le tariffe per bar e hotel, “un valore significativo”, ha spiegato De Siervo. Infine, il concetto di “prezzo minimo complessivo”, ovvero quello oltre il quale la Lega perde discrezionalità nel decidere. “Il prezzo è alto perché è quello per cui la Lega si toglie il diritto di trattare. Parliamo di 1,2 miliardi di euro minimo sui tre anni e 1,44 miliardi sui cinque anni», ha spiegato il dirigente.
Diritti tv: ecco cosa rappresenta il prezzo minimo
Entrando ancora di più nello specifico, il prezzo minimo è quello che oltre il quale la Lega è costretta ad accettare le offerte pervenute. Quindi, giungessero offerte complessive superiori a 1,2 miliardi di euro sul triennio e 1,44 miliardi sui cinque anni, Via Rosellini dovrebbe accettare, senza proceder a trattativa privata. Diversamente, come successo nelle ultime aste, si andrebbe a trattative private tra la Lega e le emittenti.