Proprio nel giorno della conquista del terzo scudetto arriva la doccia gelata: Luciano Spalletti fa le valigie
La festa per lo scudetto del Napoli, il terzo della sua storia, il primo dell’era De Laurentiis, è appena incominciata. Quello andato in scena giovedì 4 maggio, fuochi d’artificio, caroselli e fiumi di tifosi per le strade, è solo un antipasto di ciò a cui si assisterà fino al 4 giugno, giorno in cui è calendarizzata la festa ufficiale che avrà il suo epicentro nella più iconica delle piazze partenopee, quella del Plebiscito.
D’altra parte, 33 anni di attesa, di delusioni, di uno scudetto “perso in albergo” (copyright di Maurizio Sarri) giustificano ampiamente i festeggiamenti a oltranza dei tifosi azzurri. Tuttavia, come un fulmine a ciel sereno, ecco la doccia gelata sul fuoco del loro incontenibile entusiasmo: Luciano Spalletti, tra i principali artefici del terzo tricolore del club partenopeo, saluta tutti.
Napoli, la PEC non basta: Spalletti fa le valigie?
La favola azzurra rischia di non aver il suo happy end. Eppure, a quanto trapela, il Napoli ha esercitato l’opzione unilaterale di un anno del contratto del tecnico di Certaldo e dandone comunicazione al diretto interessato tramite una “PEC”, una mail di posta elettronica certificata che ha valore legale.
Dunque, una sorta di prolungamento automatico per il Napoli e discorso chiuso. Non per Luciano Spalletti, uomo di vecchio stampo, e lo fatto capire chiaramente proprio nel corso della conferenza stampa nel ventre della “Dacia Arena”. Sollecitato a commentare la conferma della sua permanenza sulla panchina azzurra da parte di De Laurentiis, ha replicato in maniera piccata: “Deve comunicarlo a me“.
Per uomo come Spalletti ancorato ai solidi valori della terra, che coltiva nell’agriturismo che gestisce con la famiglia, una stretta di mano e guardarsi negli occhi valgono più di una formale e fredda PEC. Tuttavia, il fastidio del tecnico toscano per la modalità utilizzata dal Napoli per prolungare il suo contratto può nascondere qualcos’altro: Spalletti dopo due anni potrebbe considerare esaurita la propria esperienza al Napoli.
Insomma, il tecnico toscano si mette nella scia di Bela Guttmann, noto soprattutto per la maledizione che scagliò sul Benfica dopo che il club lusitano non onorò la promessa di riconoscergli un premio per la conquista, nel 1962, della seconda Coppa dei Campioni consecutiva “Il Benfica per cento anni non vincerà una coppa europea“. Ebbene Guttamann, autentico girovago del pallone (ha allenato anche in Brasile e in Italia) e laureato in psicologia, paragonava l’allenatore di calcio al domatore di bestie feroci del circo in quanto, esattamente come quest’ultimo, quando perde l’ascendente sui calciatori è “spacciato”.
Cosa che per Guttmann puntualmente si verifica il terzo anno (“Il terzo anno è fatale“) e, infatti, dopo due anni il tecnico ungherese si dimetteva per iniziare una nuova avventura in qualche parte del mondo. Forse anche Spalletti teme di non riuscire ad avere lo stesso ascendente su un gruppo che si è laureato campione d’Italia, ragion per cui sembrerebbe orientato a fare le valigie.