Mano pesante dell’ex Commissario tecnico della Nazionale A: la critica agli uomini di Spalletti è così impietosa da non ammettere repliche
Il tonfo del Napoli contro il Milan è sicuramente indolore, nel senso che non mette in alcun modo in discussione il tricolore che da tempo ha preso la strada per il capoluogo partenopeo, tuttavia continua a far rumore.
Al far discutere i tifosi azzurri, commentatori e addetti ai lavori non è la sconfitta in sé, che dopo un campionato dominato ci può stare, ma le modalità nelle quali si è consumato il blitz di un Milan che arrivava al match al “Maradona” in grandi difficoltà. Un Napoli come quello visto contro i rossoneri non lo si era mai visto per tutta la stagione in cui gli uomini di Spalletti hanno meravigliato in Italia e fuori dai confini nazionali. Ecco perché un ex Commissario tecnico della Nazionale A ha usato la mano pesante nell’analizzare le cause della “Waterloo” degli azzurri al cospetto dei rossoneri.
Intervistato da “La Gazzetta dello Sport”, per la quale da anni occasionalmente commenta i temi più caldi del mondo del calcio, Arrigo Sacchi, Commissario tecnico della Nazionale dal 1991 al 1996 e vicecampione del mondo a Usa ’94, non è stato tenero con gli azzurri. Innanzitutto, il tecnico simbolo, al pari di Fabio Capello, dell’epopea berlusconiana del Milan (sue le prime due Coppe dei Campioni conquistate dai rossoneri durante i quasi 30 anni di Presidenza del Diavolo di Sua Emittenza) ha tolto loro il prevedibile alibi dell’assenza di Victor Osimhen, fermato da una lesione distrattiva all’adduttore della gamba sinistra.
Per l’ex Ct il Napoli era così poco grintoso, lento e quindi prevedibile che neanche Osimhen avrebbe potuto fare granché. Una conferma di quello che è il principale dogma del credo calcistico del “profeta” del calcio ultraoffensivo e organizzato: un solo giocatore, anche se un campione, non può sempre togliere le castagne dal fuoco. Poi, l’ex Ct è entrato nel vivo della sua analisi tattica individuando le ragioni alla base dell’inopinato (soprattutto nelle dimensioni) ko contro i rossoneri nel fatto che sono venute meno quelle tre componenti che hanno consentito agli azzurri di sbaragliare la concorrenza e di stupire l’Italia e l’Europa calcistiche: la forte motivazione, lo spirito di gruppo e, manco a dirlo, l’organizzazione di gioco.
In particolare, secondo il tecnico di Fusignano, l’addio di tre calciatori, Insigne, Mertens e Koulibaly, che hanno fatto la storia recente del Napoli ha dato agli uomini di Spalletti una motivazione extra, quella di dover sconfessare la narrazione che ha accompagnato il turnover generazionale estivo, ossia quella di un forte indebolimento della squadra e quindi di un conseguente ridimensionamento delle ambizioni.
Ma ora, sembra alludere l’ex Ct, con uno scudetto già in tasca non avvertono più tale pungolo e di conseguenza contro un Milan affamato di punti in ottica pass per la prossima edizione della Champions League sono scesi in campo mentalmente scarichi, il che ha spianato la strada al Diavolo.
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