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Interviste

Bucchi a NCL: “Osimhen tra i più forti al mondo, il Napoli non se ne priverà. Kvara mi ricorda Figo”

L’ex attaccante del Napoli Cristian Bucchi, oggi allenatore, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Napolicalciolive.com: ecco tutte le sue dichiarazioni

Per arrivare dove è adesso, il Napoli ha dovuto fare un lungo percorso e sono tanti i giocatori che hanno indossato la maglia azzurra negli ultimi anni. Tra questi c’è Cristian Bucchi, ex attaccante ed oggi allenatore, che ha rilasciato un’intervista esclusiva ai nostri microfoni.

Cristian Bucchi ha rilasciato un’intervista esclusiva a Napolicalciolive.com (napolicalciolive.com)

L’ex giocatore azzurro fu acquistato dal Napoli nella stagione 2006-2007 che segnò il ritorno in Serie A dei partenopei dopo il fallimento e lui ebbe un ruolo importante in quel campionato. Bucchi siglò infatti 8 gol in 29 presenze e contribuì attivamente alla promozione del Napoli che poi vinse il campionato. Per Bucchi iniziarono poi svariati prestiti e non riuscì più a rivestire la maglia azzurra, ma l’ex giocatore ha ricordato con affetto la sua avventura a Napoli. Di seguito tutte le sue dichiarazioni

Cristian Bucchi a NCL: “Napoli squadra giovane che va conservata e migliorata. Kvaratskhelia mi ricorda Figo”

Dove può arrivare il Napoli in Champions League dopo la grande prestazione di ieri sera?

“Credo che il Napoli in questo momento debba assolutamente avere l’ambizione di arrivare fino in fondo. E’ ovvio che nessuno, ai nastri di partenza, si sarebbe aspettato un cammino così, però visto lo stato di forma della squadra, visto l’entusiasmo che si è creato sia per il campionato che per la coppa credo che il Napoli, giustamente, debba avere una sana ambizione. Quindi se il Napoli dovesse non arrivare in fondo credo che non sarebbe un dramma, ma allo stesso modo, visto come sta giocando, visto quello che sta facendo credo che lo meriti e lo possa fare”.

Secondo lei l’anno prossimo la rosa resterà invariata oppure dobbiamo aspettarci degli addii clamorosi?

“No, secondo me no. Credo che De Laurentiis lo ha dimostrato negli anni, ha sempre venduto al momento giusto, quest’anno credo sia stato un po’ l’anno della rivoluzione, no? Nel senso che tanti giocatori magari grandi come Mertens o Insigne che avevano fatto la storia recente del Napoli sono stati lasciati andare a parametro zero per una scelta anagrafica, tecnica, un nuovo progetto. Questo progetto sta nascendo ora, credo che chi ne farà parte, chi ne fa parte, sia un giocatore che ha dalla sua le qualità tecniche ovviamente, ma anche l’aspetto anagrafico è importante. Insomma, il Napoli è una squadra giovane, non è una squadra che va rinfrescata, ma una squadra che va conservata e nell’ambito del possibile eventualmente anche migliorata, ma in questo momento è difficile migliorarla”.

In caso di partenza di Osimhen chi potrebbe prendere il Napoli? 

“Può sembrare strano ma… ovviamente io credo che Osimhen sia uno degli attaccanti più forti al mondo in assoluto, non sarebbe assolutamente facile e non credo che il Napoli se ne priverà, ma nell’eventualità io credo che il calciatore che il Napoli ha affrontato ieri sera Kolo Muani possa essere un giocatore molto simile ad Osimhen non solo nell’aspetto tecnico, ma anche proprio nei movimenti, è un giocatore che si avvicina dai, sempre con un limite di paragone ovviamente”.

Un altro protagonista è Kvaratskhelia, nessuno si aspettava qualcosa di simile. Secondo lei a chi può essere paragonato?

“A me per movenze a volte mi ricorda Luis Figo, come saltava l’uomo. Poi Figo giocava a destra, diciamo che era più una classica ala, forse era un po’ più elegante Figo, sicuramente Kvaratskhelia è un giocatore più potente e anche più goleador e poi ama giocare a piede invertito, quindi… però ecco come giocatore diciamo destro, che salta l’uomo anche con una predisposizione fisica, perché oltre alle qualità tecniche, rapidità, velocità, ha anche una struttura fisica importante anche nel corpo a corpo, è un giocatore che tiene assolutamente, quindi. Non ce ne sono tanti con quelle qualità”.

Bucchi elogia Kvaratskhelia e fa un paragone illustre (napolicalciolive.com)

E Osimhen invece a chi lo paragonerebbe?

“Mah, non lo so perché sinceramente di giocatori così nel passato ce ne sono pochi, in genere… il calcio sta cambiando, vediamo sempre più ovviamente atleti sia di struttura che di velocità insomma, di capacità fisiche incredibili. Però difficilmente si riescono ad unire tante qualità in un solo giocatore. Magari c’erano quelli più strutturati e bravi tecnicamente che erano meno mobili e viceversa, c’era il giocatore molto tecnico, sapeva giocare molto, ma non aveva una grande struttura. Come ti dicevo prima, credo che Osimhen sia forse il più forte attaccante al mondo perché mette insieme tante cose: ha imparato a giocare spalle alla porta, dialoga con i compagni, attacco di profondità straordinario, tecnicamente è cresciuto moltissimo, è migliorato in area di rigore, è forte di testa. Cioè, credo sia un giocatore che faccia reparto da solo, tiri la palla davanti, qualcosa Osimhen la inventa sempre”.

Parlando al passato, lei che ricordo ha dell’esperienza al Napoli? Ha qualche aneddoto?

“Ce ne sarebbero tantissimi perché Napoli ovviamente è stata una parentesi bellissima della mia carriera. Sono arrivato in un momento in cui il Napoli stava costruendo, era appena fresca vincitrice del campionato di Serie C e quindi c’era stata dopo il fallimento questa grande voglia di tornare in alto. Quindi sono arrivato, il primo anno vincemmo subito il campionato… è una pagina molto bella perché ho vissuto sicuramente un lato di Napoli bello, entusiasmante, perché fu un’annata difficile, c’erano squadra forti tipo il Genoa, tipo la Juventus, però sicuramente la vittoria del campionato è stata meritata. Se dovessi racchiudere un po’ la mia esperienza al Napoli penso che… giocammo ad inizio stagione una partita di Coppa Italia contro la Juventus, quella famosa che finì 3-3 e poi si decise ai calci di rigore. Credo che in quella notte ci sia stata tutta la voglia di quella squadra, di una città, di una tifoseria di tornare ad alti livelli, quindi dopo anni di sofferenza insomma tornare a giocare partite così importanti, contro l’avversario diciamo forse storico di sempre, vincere, credo sia stato il punto vero di ripartenza del nuovo Napoli targato De Laurentiis. Credo che forse quello possa essere uno dei momenti più belli di quell’esperienza”.

Lei chi con chi dei suoi ex compagni era più legato? Sente ancora qualcuno?

“Ne sento tantissimi, sento spessissimo Roberto De Zerbi, sento spesso Emanuele Calaiò, sento Domizzi, Dalla Bona, Montervino, Pià, Capparella… veramente, credo tranne gli stranieri, quelli che sono tornati in patria come, non so, penso a Maldonado, uno di quelli… lo stesso Paolo Cannavaro con cui ho giocato e poi l’ho anche allenato, quindi ci sentiamo sempre, ci sentiamo spessissimo con tutti, era un grande gruppo. In quel gruppo c’erano poi tanti napoletani, quindi c’era anche questo senso di appartenenza, un gruppo… i campionati non si vincono solo con le qualità tecniche, si vincono soprattutto con un gruppo che diventa squadra e che ha un obiettivo comune e quel gruppo ce l’aveva assolutamente”.

Cristian Bucchi parla della sua esperienza al Napoli (napolicalciolive.com)

Parlando proprio dei napoletani, lei ha un episodio che ricorda dei tifosi del Napoli che sono l’arma in più di questa squadra?

“Potrei dirti banalmente quando tornammo da Genova che avevamo vinto il campionato, all’aeroporto c’erano trecentomila persona, non so quanta gente ci fosse, ma te ne racconto un’altra invece che successe 2-3 settimane prima, quindi prima ancora di vincerlo, una partita per noi fondamentale. Giocammo a Verona contro il Verona ed anche lì c’è una fortissima rivalità, arrivammo con l’obbligo assoluto di vincere questa partita, una partita molto difficile, tra l’altro si fece male se non sbaglio Iezzo prima della gara e quindi giocò Gianello, eravamo in quelle settimane un po’ in difficoltà e invece giocammo una grandissima partita. Poi sull’1-1 ricordo che io subentrati dalla panchina e feci l’assist a Dalla Bona per il 2-1 o per il 3-1, comunque una partita che noi vincemmo. Quando tornammo a Napoli a sera c’era veramente un’accoglienza incredibile perché era stata la vittoria ovviamente contro i rivali storici, una vittoria in quel momento importante ed era veramente il preludio al raggiungimento dell’obiettivo della Serie A che oramai era lì a due-tre giornate davanti a noi, quindi credo che lì ci sia stata… la gente ci ha fatto capire quanto eravamo vicini e quanto erano vogliosi di festeggiare con noi“.

E per quanto riguarda i progetti futuri? Immagino che lei abbia già qualcosa in cantiere giusto?

“In cantiere… adesso è finita da pochissimo la mia avventura ad Ascoli e quindi in questo momento c’è solamente la voglia di recuperare un po’ di energie, di fare una giusta analisi… perché credo che un allenatore, al di là dei risultati sportivi in campo, debba essere sempre molto razionale poi nel capire le cose che sono riuscite meglio e quelle che invece sono venute meno bene e cercare di lavorare su questo e poi aspettare insomma una prossima opportunità, vediamo”.

 

 

Danilo Servadei

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