Gaetano Fontana ha rilasciato un’intervista in esclusiva a NCL toccando vari temi della stagione disputata dal Napoli di Luciano Spalletti: ecco le sue parole.
La squadra partenopea è chiamata a una seconda parte di stagione da protagonista per raccogliere tutto quello che di buono ha seminato finora.
Nonostante l’eliminazione in Coppa Italia ai rigori contro la Cremonese, il Napoli è pronto a ripartire e a farlo da subito già a partire dal derby campano di sabato pomeriggio contro la Salernitana, partita che tra l’altro chiuderà il girone d’andata del campionato. A parlare della stagione della squadra di Luciano Spalletti è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni Gaetano Fontana, ex centrocampista degli azzurri tra il 2004 e il 2006 e adesso allenatore della Turris in Lega Pro.
Signor Fontana, siamo quasi al giro di boa della stagione. Cosa ne pensa di questo campionato? Secondo lei il Napoli è ormai indirizzato verso la vittoria dello scudetto oppure le avversarie possono ancora sperare nella rimonta?
“È ovvio che in questo momento il Napoli ha un margine importante, che è supportato dalla qualità del gioco che sta esprimendo e che lascia brutti pensieri agli avversari che fanno fatica reggere il passo dei partenopei. Però la vita e lo sport in questo caso mi hanno insegnato che non bisogna dare nulla per scontato, bisogna mantenere la testa sull’obiettivo e lavorare ogni giorno, perché poi al minimo errore possono subentrare dinamiche che portano lontano da quello che in questo momento è il loro abituale rituale, ovvero consolidare la classifica attraverso il gioco, attraverso la qualità e attraverso il risultato”.
A proposito di Napoli, da calciatore lei ha vestito la maglia dei partenopei tra il 2004 e il 2006 all’inizio dell’era De Laurentiis, contribuendo alla risalita in Serie B. Avrebbe immaginato allora che neanche vent’anni dopo la stessa società sarebbe riuscita a riportare la squadra così in alto?
“Su questo tipo di progetto sì, perché comunque da subito si respirava un’aria importante all’interno della squadra e all’interno del club: una società solida, una società che voleva riportare la squadra dove sta adesso. Il fatto però che sia avvenuto in maniera rapida, in maniera veramente veloce, questo no perché già dalla Serie C passammo subito in Serie B, poi dopo dalla Serie B la squadra vinse il campionato andando in Serie A, in seguito in Europa League e poi in Champions. Insomma, è stata una continua crescita in brevissimo tempo e poi negli ultimissimi anni si è consolidata verso l’alto, nel senso che ha sempre fatto campionati verso l’alta classifica fatta eccezione magari di qualche anno che è andata vuoto, però diciamo che da dopo Benitez in avanti si è pensato di strutturare la squadra in modo che potesse lottare per le primissime posizioni e per figurare bene anche in Champions League. Credo comunque che gli obiettivi siano stati raggiunti abbondantemente, perché alla fine la storia del Napoli nell’ultimo decennio parla di questo”.
Secondo lei in estate bisogna aspettarsi attacchi da parte delle big europee su Osimhen e Kvaratskhelia?
“Ma non solo su di loro, io aggiungerei anche attacchi su Kim e su Lobotka, perché sono giocatori che stanno facendo una stagione importante e che stanno esprimendo un calcio di livello europeo di primissima fascia. Per questo credo che le società che hanno un potenziale economico come il Chelsea, le due di Manchester, il Liverpool e il Tottenham possano creare qualche grattacapo. Il Napoli però in questi anni ha dimostrato di avere uno scouting veramente importante andando a pescare bene anche in seguito a cessioni eccellenti. Mi auguro che questa squadra possa vincere il campionato perché sono legato alla città, ho conosciuto il calore della gente e mi piacerebbe vederli piangere di gioia”.
Parlando di un suo collega, cosa ne pensa del lavoro di Luciano Spalletti? E poi, se ci sono, vorrei chiederle quali sono gli allenatori che più le piacciono e da cui magari prende spunto per il suo lavoro.
“Spalletti sta facendo un grande lavoro perché sta portando risultati importanti che sono creati dalla qualità del gioco che sta esprimendo. È un gioco ovviamente innovativo, mi viene da dire europeo, perché si avvicina molto alla qualità che riescono ad esprimere il Manchester City e il Barcellona, squadre che poi puntualmente arrivano con questa metodologia a toccare vertici importanti a livello europeo. Quindi credo che il Napoli in questo momento sia una squadra europea, ragiona da squadra europea. Gli allenatori che mi piacciono sono tanti, a partire da Guardiola, ma nell’ultimo periodo anche Xavi al Barcellona, Alguacil alla Real Sociedad, lo stesso De Zerbi al Brighton e Arteta all’Arsenal stanno ottenendo risultati veramente stupendi. Sono tutti giovani allenatori che hanno delle idee importanti che si avvicinano a un calcio di possesso, innovativo per certi aspetti che riescono a esprimere in campo. È ovvio, io ragiono come Robin Hood, cerco di rubare ai ricchi per portare ai poveri”.
Infine vorrei concludere con un’ultima domanda: questo Napoli può arrivare fino in fondo anche in Champions League?
“Credo che dopo la ripresa del campionato ci sia stata una battuta d’arresto in termini di espressione di gioco e anche a livello fisico, parlo della partita di Milano contro l’Inter dove magari qualcuno ha pensato a un calo che avrebbe portato a un nuovo scenario. Però le ultime partite giocate sia contro la Sampdoria che contro la Juventus inducono a pensare che il Napoli sia quello del girone d’andata, per cui oltre a macinare gioco e risultati in Italia credo che abbia veramente anche la capacità di arrivare fino in fondo anche in Europa. Poi adesso la Champions entra nella parte cruciale, dove ogni dettaglio va curato perché fa la differenza e determina il risultato a quei livelli. Il Napoli deve crescere soprattutto da questo punto di vista perché questa dimensione non l’ha vissuta negli ultimi anni e quindi deve imparare a conoscere quella realtà, però a livello qualitativo sicuramente ha la possibilità di giocarsela”.
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