Il calcio è il migliore sport del mondo, ma non tutti riescono a reggerne il peso. Ecco la storia di una stella mai concretamente realizzata.
Negli ultimi anni si parla molto spesso di meteore, cioè di atleti che, data il loro spiccato talento, bruciano le tappe. E questo capita in ogni settore, incluso il calcio: lo sport migliore del mondo, ma non per questo devastante se non vissuto nel migliore dei modi.
Anzi, a dirla tutta, i calciatori sono esposti mediaticamente più dei loro colleghi di altri sport e per questo a volte a malapena reggono l’urto dei media e della popolarità, che soprattutto in giovane età si dimostrano semplicemente devastanti.
Sì, avete capito bene. I media ebbero la premura di denominarlo in quel modo dimostrando tutta la loro sbadataggine. Perché se è vero che a volte si esagera, in questo caso parliamo di un paragone estremamente azzardato. La storia del calciatore in questione è tanto rocambolesca quanto triste: è l’ennesimo talento nato alla fine degli anni 80′, un’annata considerata da molti giustamente molto proficua per quanto riguarda la nascita di futuri fenomeni, che non è riuscito a mantenere la testa lucida durante la sua carriera. È nato in Ghana, ma da piccolo decise di trasferirsi negli Stati Uniti per tentare di sfondare lì.
La scelta fu tutto tranne che azzeccata e dimostra che nella maggior parte delle volte seguire solamene il fascino del denaro porta più svantaggi che vantaggi. A maggior ragione quando non hai nemmeno quattordici anni, e quindi l’esperienza necessaria per dire di sì a una squadra comunque importante, sebbene collocata nel contesto calcistico degli Stati Uniti, che all’epoca più di oggi era tutto tranne che consigliato ai giovani prospetti.
Parliamo proprio di lui, di Fredua “Freddy” Koranteng Adu, meglio noto come Freddy Adu. Molti lo ricorderanno soprattutto per aver giocato con la maglia del Benfica, altri lo inquadreranno nella formazione iniziale degli Stati Uniti nella CONCACAF del 2011 assieme a calciatori noti come Clint Dempsey, Landon Donovan e Jozy Altidore. Il ghanese naturalizzato americano ha tuttavia gettato al vento le numerose opportunità che ha avuto nel corso degli anni, giocando di fatto l’ultima partita ben quattro anni fa, con la maglia dei Las Vegas Lights.
Eppure nel 2004, tutti gli addetti ai lavori, dai calciatori stessi fino agli operatori di calciomercato, erano sicuri della sua futura esplosione nel calcio che conta. Dopo aver firmato, da 14enne, il suo primo contratto professionistico con i DC United, la sua parabola fu inarrestabile tanto da essere persino “conteso” tra le sue due nazionali del cuore, ovvero Stati Uniti e Ghana (optando poi per la nazionale a stelle e striscie). Poi l’arrivo in Europa, al Benfica, ma il suo impatto con il più competitivo calcio europeo fu drammatico e per questo cominciò il giro del continente in prestito, (Monaco, Belenenses, Aris Salonicco, Caykur Rizespor) senza mai riuscire a segnare un discreto quantitativo di gol e quindi di lasciare il segno.
Oggi, dopo aver tentato di iniziare un’avventura nella serie B svedese, ha deciso di rimanere nel Maryland e di guadagnarsi da vivere proponendo corsi sulle basi fondamentali del calcio.
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