Ogni club se ne inventa una per limitare al massimo gli avversari giocando sapientemente la carte dell’intimorimento psicologico.
Il calcio moderno se ne inventa una ogni secondo per cercare di mettere in difficoltà gli avversari. Le partite non sono semplici scontri fisici e atletici tra i vari protagonisti in campo, bensì sono delle vere e propria battaglie di natura psicologica dove ciò che conta è la tenuta mentale dei vari singoli.
Spesso saltano i nervi proprio per questi motivi, ovvero non si riesce a battagliare in questo senso e alla fine si cede il passo all’avversario, che tutto tronfio agguanta il risultato vincente. Una delle tecniche più note, ma paradossalmente meno usate per una serie di motivi, riguarda l’allestimento degli spogliatoi.
Cos’è la ‘tecnica dello spogliatoio’?
Come evidenziato pocanzi la battaglia sul campo è spesso fondamentale tanto quella che si gioca nella testa. Molto spesso i migliori giocatori sono proprio quelli che riescono, tramite le loro capacità mentali, a sopportare tutta la pressione dello stadio, dei tifosi e di tutto il contesto che, come è facile immaginare, si pone come ostile. È una tecnica questa che si potrebbe definire “incontentabile”, in quanto il modo di disporre gli elementi all’interno di uno spogliatoio non può essere regolamentato in nessun modo.
Ed ecco che da qui partono coloro i quali adorano mettere talmente in crisi l’avversario tanto da non permettergli di rilassarsi a dovere prima di una gara. Soprattutto in Inghilterra sembra che una siffatta tecnica abbia avuto tanto successo: negli stadi, vista la vicinanza con i tifosi, le partite diventano molto difficili da giocare, tralasciando gli aspetti tecnici tipicamente da campo. Tra le squadre che più usano la ‘trappola dello spogliatoio’ vi è sicuramente il Chelsea di Graham Potter.
Chelsea, ecco il segreto de Blues
Stamford Bridge, il teatro delle imprese del Chelsea, sembrerebbe essere l’archetipo dello stadio trappola, o meglio dello ‘spogliatoio trappola’. Facendo un semplice tuor chiunque si accorgerebbe di una serie di anomalie che prendono corpo negli spogliatoi. Da una parte abbiamo una vera e propria suite, quella dei padroni di casa londinesi. Dall’altra abbiamo invece un vero e proprio stanzino che funge da spogliatoio degli ospiti e che negli ultimi anni ha “accolto” anche parecchie italiane, tra cui il Napoli di Mazzarri che nel 2012 si lamentò non poco dei circa 30 gradi presenti nello spogliatoio.
Tra specchi posizionati in modo da far innervosire i calciatori e sedie dove cambiarsi posizionate in modo da sembrare tutto tranne che comode, ecco che gli sfortunati atleti che avranno la possibiltà di affrontare il Chelsea a Stamford Bridge dovranno lavorare il doppio. Persino i riscaldamenti sono stati messi in modo che l’aria calda non si diffonda in maniera omogenea, ma diventi una sorta di cappa insopportabile, dove chiunque, anche il calciatore più fisicamente pronto del mondo, avvertirebbe un senso di fastidio e di pesantezza.