La morte di Sinisa Mihajlovic ha scosso il mondo del calcio, spunta un retroscena inedito da lacrime sull’ormai ex allenatore del Bologna
Ancora prima del calciatore ricorderemo il grande uomo che era Sinisa Mihajolvic. Un personaggio sopra le righe, che poteva piacere o non piacere, ma di cui non si poteva non aver rispetto, non solo per i propri tifosi ma anche per quelli che erano i suoi avversari.
Probabilmente più “grande” come calciatore che come allenatore, ma pochi come lui hanno saputo donare alle proprie squadre quel carattere che lo ha sempre contraddistinto anche quando era in campo.
Il meglio di se lo ha sempre tirato fuori in conferenza stampa, con perle che sono entrate di diritto nella “storia” del nostro calcio, come quando era alla guida del Torino, alla domanda se per Benassi fosse difficile essere capitano del Torino a soli 22 anni lascio tutti di stucco con la sua risposta:
“Non è facile alzarsi ogni mattina alle 4, 4 e mezza – ha scandito l’allenatore del Torino – e andare alle 6 a lavorare tutto il giorno e non arrivare a fine mese. Questo non è facile. La fascia è un piacere, un orgoglio: lui è una persona fortunata come tutti noi che facciamo questo lavoro”.
Poche parole ma che riassumono a pieno quello che era Sinisa, un uomo vero, senza peli sulla lingua e che ha dato sempre tutto sul campo e fuori, perché anche nel rettangolo di gioco non aveva nulla da invidiare ai migliori.
Mihajlovic, un calciatore “moderno” dei tempi andati
Praticamente un intera carriera nella nostra Serie A, che in quegli anni ospitava i migliori talenti del panorama calcistico, Sinisa Mihajlovic si è sempre distinto con le maglie di Sampdoria Lazio e Inter, con le quali è riuscito a vincere praticamente tutto quello che c’era da vincere in Italia ma anche in Europa, grazie alla Coppa dei Campioni vinta con la Stella Rossa nel lontano 1991.
Laterale sinistro con un piede che si potrebbe definire “magico”, un esempio di quello che al giorno d’oggi chiamiamo calciatore moderno, più propenso alla fase offensiva che a quella difensiva, esaltandosi soprattutto sui calci piazzati, dove aveva pochi rivali al mondo.
Un vero e proprio maestro dei calci di punizione tanto da detenere ben due record nel nostro campionato, quello del maggior numero di realizzazioni, ben 28 a pari merito con Andrea Pirlo (il quale vanta però 150 presenze in più nel nostro campionato) e quello di aver realizzato addirittura una tripletta su calcio da fermo (unico in Serie A).
Come si può non definire dunque uno dei personaggi più emblematici che abbia mai solcato uno dei nostri campi da calcio, la sua scomparsa ha lasciato un vuoto non solo nei cuori di quelli che erano i suoi tifosi ma di tutti gli appassionati di questo sport
Mihajlovic, quel retroscena prima di entrare all’ospedale: l’ultima volta che commuove
Un leone ed un guerriero vero, così verrà sempre ricordato. Uomini come lui, in un mondo dominato dai soldi e dal politically correct, sono sempre più rari ed è proprio per questo che piacciono così tanto ai tifosi.
Una testimonianza della sua forza d’animo l’ha data il giornalista Ivan Zazzaroni, raccontando un aneddoto che in pochi conoscevano:
“Penso a tutti quelli che stanno lottando e per cui Sinisa era diventato un punto di riferimento. Ci sono persone che l’hanno presa malissimo questa notizia. Un ricordo? Ne ho 300. Poche ore prima di entrare in ospedale ha camminato 8 chilometri, fuori pioveva e faceva freddo, ma lui voleva sentirsi più forte di tutto, andando contro il parere di tutti”.
Ha poi aggiunto, parlando del suo carattere: “L’immagine di un superuomo che voleva essere, da calciatore e da allenatore lo conoscono tutti. Era coraggioso, era di una dolcezza incredibile, so che ha aiutato tante persone”.
La fragilità di chi ha davvero vissuto la guerra sulla sua pelle, guerra che allo stesso tempo ha formato il suo duro carattere e che gli ha permesso di essere l’uomo che era. Il fatto che alla notizia della sua morte tantissime persone, non solo del mondo del calcio, si siano sentiti in dovere di rendergli omaggio ci fa comprendere ancora di più cosa abbia dato allo sport, e non non possiamo che dirgli grazie per questo.
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