Serie A, potrebbe essere finalmente risolto il nodo legato ai diritti tv, cosa che permetterebbe ai club di colmare il gap con i top europei.
Purtroppo, e non possiamo più nasconderlo, il nostro campionato è colpevolmente indietro rispetto al resto d’Europa, o almeno se paragonato ai paesi “simili”, ovvero i primi 5 a livello continentale. Purtroppo dal 2010 in poi il movimento calcistico in Italia ha vissuto una netta involuzione, dalla quale ancora oggi non si è del tutto ripreso.
Il successo dell’Inter di Mourinho nel 2010 è stato visto come un punto di arrivo, piuttosto che un punto di partenza e questo ha gettato le basi del declino. Quello fu l’ultimo anno in cui un’italiana ha alzato la coppa dalle grandi orecchie, per non parlare della Europa League, dove non abbiamo mai trionfato.
L’ultima vittoria di un’italiana in questa competizione risale addirittura al Parma del tanto criticato Malesani, quando era ancora conosciuta con il nome di Coppa Uefa (ecco perché non abbiamo mai alzato la suddetta “Europa League”). Solo la Roma ha saputo imporsi, seppur in una coppa minore, portando a casa un risultato concreto.
Dal 2010 si potrebbe quasi tracciare una linea netta, da li infatti il business del calcio ha attirato l’attenzione di investitori anche esteri, dagli americani fino ad arrivare agli arabi, ed il nostro campionato sparendo dai radar non può che averne risentito, soprattutto se si paragonano le entrate dei diritti tv con campionati come Spagna e Inghilterra, forti di avere tra le loro fila alcuni dei migliori club al mondo.
Diritti tv, cambio di rotta necessario: le differenze abissali con gli altri paesi
Solo 10 anni fa la Serie A era il campionato di calcio più “venduto” dietro solo agli eterni rivali della Premier League con oltre 900 milioni euro da suddividere per le 20 squadre partecipanti contro l’1,2 miliardi degli inglesi, ma poi qualcosa è cambiato.
L’ascesa della Bundesliga, i tanti campioni che hanno militato nelle fila di Barcellona e Real Madrid hanno cambiato le carte in tavola, facendo scendere il campionato nostrano. Ad oggi siamo addirittura quarti in questa speciale classifica, con incassi che potremmo definire imbarazzanti se paragonati ai club inglesi.
Oggi la Premier incassa otre 4 miliardi di euro all’anno, segue la Liga che ha superato la soglia dei 2 miliardi, poi la Bundes con quasi 1,5 miliardi, poi viene l’Italia, con poco più di 1,1 miliardi di euro. Ecco dunque spiegata la difficoltà dei nostri club a competere in ambito internazionale, cosa che però ha creato problemi anche alle più “piccole”, che non godono di una buona ripartizione degli utili.
Basta pensare che in Inghilterra la squadra che retrocede si porta a casa quasi 100 milioni di euro, mentre in Serie A alcune società vengono accusate di retrocedere di proposito per accaparrarsi il “cuscinetto” da 15 milioni di euro (chi retrocede ha un introito maggiore di chi si salva). Tutto questo dunque ha creato squilibrio tra i club più forti economicamente soprattutto in Champions, per provare a tornare grandi era necessario cambiare, e sembra essere arrivato quel momento.
Serie A e diritti tv: la svolta potrebbe essere in arrivo
Come accennato in precedenza causa soprattutto gli scarsi risultati delle italiane in Champions così come in Europa League l’appeal del nostro campionato ha subito un brusco declino e a risentirne sono purtroppo i club in prima persona che vedono aumentare sempre di più quel divario tra i vari top club sparsi per l’Europa.
Il calcio in Italia adesso è in netta ripresa, sono lontani i tempi in cui la Juventus la faceva da padrona incontrastabile e adesso la competizione è più spietata che mai, cosa che potrebbe far crescere l’interesse nei confronti del nostro “prodotto”.
Ecco dunque che i massimi esponenti della Serie A stanno pensando ad un piano per monetizzare su un possibile ritrovato entusiasmo intorno a quello che è sempre stato uno delle più belle competizioni del mondo.
Meno vincoli ci saranno e maggiore sarà la possibilità di attrarre investitori, questo il piano “a grandi linee” per dare una scossa alla vendita dei suddetti diritti televisivi. Tutto questo dovrebbe avvenire grazie al decreto “Aiuti quater”, sul quale sono d’accordo sia le società che le forze politiche.
Nello specifico allungare da tre a cinque gli anni della durata della vendita dei diritti, cosa che faciliterebbe i broadcaster nella progettazione industriale dei piani a lungo termine in modo tale da invogliare ancora di più tv e media a guardare in direzione della Serie A. Un piano studiato nei minimi dettagli, ma del quale si attende ancora l’ufficialità.