Dopo i nuovi sviluppi emersi sullo scottante caso che ha coinvolto il procuratore dell’Associazione Italiana Arbitri, Rosario D’Onofrio, ha parlato il presidente della FIGC.
Il presidente Gravina, a margine del consiglio federale convocato per il caso, ha detto la sua sulla questione.
Rimangono alcune zone d’ombra nella ricostruzione del caso che ha sconvolto il calcio italiano.
Entrato nell’associazione degli arbitri nel lontano 2013, con l’allora presidente Nicchi, Rosario D’Onofrio è stato nominato procuratore dell’AIA sotto la direzione del successore di Nicchi, Alfredo Trentalange. Il ruolo di D’Onofrio era quello di indagare su eventuali irregolarità della classe arbitrale e redigerne le eventuali indagini. In molti, però, erano allo scuro della doppia vita dell’ex arbitro di Cinisello Balsamo. Durante il primo lockdown, infatti, D’Onofrio era stato indagato per alcuni illeciti. Dalle indagini era emerso che il procuratore era parte fondamentale del traffico di stupefacenti a Milano e nell’hinterland del capoluogo lombardo. In particolare il suo ruolo era quello di gestire la logistica degli affari e assicurarsi che gli scarichi della merce avvenissero in luoghi sicuri. Si crede che avesse anche un ruolo nel far recapitare armi ad un’organizzazione dedita, appunto, al traffico di sostante stupefacenti.
Nell’ambiente era conosciuto come Rambo, i suoi modi spesso duri e diretti lo precedevano e gli avevano dato fama. Per sfuggire ai controlli, durante il lockdown, girava con la divisa dell’esercito prestata da un ex collega, visto che lui era stato sospeso dall’arma per questioni disciplinari.
Ad incastrare D’Onofrio sono state le lunghe telefonate registrate dall’ex guardalinee Robert Avalos, il quale era in contatto con Rambo per alcune valutazioni negative arrivate sul suo conto e che l’assistente di gara non riteneva congrue. D’Onofrio suggeriva ad Avalos quali comportamenti tenere e come vendicarsi dei designatori che lo avevano eccessivamente penalizzato. L’ex procuratore aveva esortato Avalos a creare caos perché secondo lui l’associazione voleva farlo fuori, così si spiegavano le valutazioni negative sull’operato del guardalinee. Le registrazioni, rese pubbliche da La Repubblica, erano arrivate sia alla Commissione degli arbitri che ai vertici dell’AIA, lo stesso presidente della FIGC, Gabriele Gravina, aveva denunciato il caso alla Procura Federale suggerendo di rimuovere D’Onofrio dal suo incarico, ma nessuno dei vertici dell’AIA aveva ritenuto che fosse il caso di prendere dei provvedimenti.
Adesso che il caso è scoppiato è impossibile tornare indietro e la FIGC si muove verso la cancellazione dell’autonomia arbitrale per accorpare la giustizia arbitrale alla Federcalcio stessa. A margine del consiglio federale convocato per il caso ha parlato Gabriele Gravina. Il presidente della FIGC ha parlato di caso non ancora districato e ha promesso di volerci vedere chiaro per avere una visione d’insieme. Di seguito le parole di Gravina: “Oggi il Consiglio federale si è dedicato a un tema che ha creato imbarazzo e disagio all’interno del calcio, non voglio fare distinzioni. Il mondo del calcio è stato saccheggiato da questo episodio che presenta, come più volte sottolineato, ancora tantissimi lati da chiarire, moltissimi lati oscuri. Molti punti li ignoriamo e continuiamo a non comprendere e a non capire come alcuni fatti siano stati possibili. Per questo abbiamo chiesto gli atti agli organi della giustizia ordinaria e a tutti coloro che possono darci elementi per venire a capo e individuare eventuali responsabilità o errori all’interno di alcune procedure“.
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