Giovanni Simeone è diventato l’incubo di Luciano Spalletti: il tecnico è una “furia”, non sa più come agire con il bomber
Una rete ogni 61 minuti, quasi come quella di Haaland: questa è la media gol di Giovanni Simeone. Senza aver mai giocato titolare in campionato, e solo due volte in Champions entrambe con i Rangers, il Cholito sta scalando le gerarchie dell’attacco azzurro.
Sei reti in tutto, alcune anche piuttosto pesanti come l’1-2 in Milan-Napoli. Ora le gioie del Cholito sono 6, secondo miglior marcatore dopo Kvaratskhelia. Ed in Europa è il bomber degli azzurri; alla sua prima partecipazione nella competizione che ha sognato fin da bambino, tanto da tatuarsi lo stemma sul braccio, è ormai già un decano. La Champions come il giardino di casa sua, perché il Cholito si mette in tiro e diventa devastante.
Gol al Liverpool dopo pochi minuti dal suo esordio, con tanto di commozione, rete all’Ajax e doppietta al Rangers per quattro gol in quattro gare disputate, come solo un altro illustre argentino fu in grado di fare, il padre Diego. Ed il Maradona è già innamorato di lui, così come il bomber è pazzo della città, per sua stessa ammissione, simile alle sue radici argentine.
La concorrenza non sembra preoccuparlo, e ora definirlo terzo attaccante è quasi impossibile. Ma del resto la concorrenza lì davanti è spietata e anche gli altri due pretendenti per la maglia al centro dell’attacco sono piuttosto agguerriti.
Simeone e non solo: che concorrenza in attacco
Osimhen, tornato dall’infortunio, si è subito ripreso il suo posto da centravanti a suon di gol; Jack fa un lavoro prezioso in campo e si guadagna i minuti che Spalletti gli concede, realizzando anche reti pesanti, come quella contro lo Spezia valsa due punti d’oro.
Ecco, cosa fare ora con Simeone? Le tante partite ravvicinate aiutano l’alternanza degli attaccanti, ma essere in 3 per una maglia, con questi numeri, rende difficile la scelta di Spalletti. D’altronde il tecnico si ritrova con un’abbondanza quasi esagerata, segnale evidente della rosa profonda degli azzurri e del lavoro straordinario di Giuntoli – ma di tutta la dirigenza – in estate. E, probabilmente, Don Luciano da Certaldo avrà attirato su di sé anche l’invidia di qualche collega, anche di top club, che non possono godere di questo imbarazzo della scelta.
Per ora, la filosofia di Luciano dei titolari da 60 e 30 minuti sta funzionando: ma a questo Simeone, in formato europeo, diventa sempre più difficile rinunciare.