Arriva in azzurro quello che sulla carta dovrebbe essere il “dodicesimo” perfetto: ma occhio alle gerarchie e soprattutto alla sua skill principale
Salvatore Sirigu è ufficialmente un calciatore del Napoli. Tweet della società, tweet presidenziale e finalmente Luciano Spalletti ha il suo secondo portiere. Sempre se davvero sarà il secondo, perché per il momento il titolare è Alex Meret che non sembra godere della fiducia incondizionata dell’allenatore.
Insomma: un “dodici” che dà ampie garanzie e all’occorrenza può diventare “uno” senza far rimpiangere il titolare, visto che viene da una stagione da titolare inamovibile in Serie A (col Genoa poi retrocesso, ndr) e, soprattutto, solo un anno fa alzava al cielo la coppa del Campionato Europeo vinto con la Nazionale italiana, insieme a Lorenzo Insigne e al suo nuovo capitano Di Lorenzo.
Un’esperienza meravigliosa nella quale Sirigu ha totalizzato giusto il minuto col Galles ma dove ha messo in mostra una sua caratteristica fondamentale, che lo ha reso celebre a prescindere da quelle che sono state le sue (non) prestazioni in campo.
Certo, è sicuramente ingeneroso giudicare un portiere di 35 anni che vanta qualcosa come 246 presenze in Serie a e 145 in Ligue 1, oltre a 29 gare giocate in Champions League solo per un aspetto extra calcistico. Una sicurezza, un calciatore che darà quell’apporto in termini di esperienza e know-how che serve a uno spogliatoio giovane e “nuovo” come quello del Napoli. Ed è proprio questo l’aspetto che potrebbe fare davvero la fortuna di Spalletti e un po’ di tutti i compagni.
Lo abbiamo visto in “Sogno Azzurro”, lo speciale dedicato dalla Rai al torneo che ha visto trionfare gli azzurri di Mancini a Wembley. Un uomo spogliatoio a tutto tondo, un ragazzo speciale che ha instaurato un rapporto speciale con ognuno dei suoi compagni, motivandoli a dare il massimo e rivestendo un ruolo fondamentale nella corsa al trofeo. “Prima della partita con la Turchia ho mandato un messaggio ai miei compagni nella chat di squadra – ha raccontato Sirigu in un’intervista – Da quel momento è diventato un rito, i miei compagni aspettavano i miei messaggi ogni volta”. Poi l’exploit prima della finale: “Non riuscivo a dormire, perciò mi sono fatto portare dei fogli bianchi dall’addetto stampa e ho scritto un pensiero per ognuno dei miei compagni. Poi ho raccolto anche i messaggi dei parenti. Sono stati gesti spontanei, forse a qualcosa è servito”. E diremmo proprio di sì! Speriamo che questa caratteristica umana di Salvatore Sirigu sia importante anche per il nuovo ciclo che il Napoli sta per aprire.
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