Luciano Spalletti mette alla porta la stella del Napoli. Uno scenario che molti avevano intravisto, ma avevano sbagliato il Totti in salsa azzurra
Quando la scorsa estate Luciano Spalletti si è seduto sulla panchina del Napoli, i tifosi tra il serio e il faceto si chiedevano scherzando chi sarebbe stato il “Francesco Totti” in salsa azzurra. Il tecnico portava con sé infatti oltre a grande professionalità e risultati, anche la fama maturata negli anni precedenti di non essere troppo “affine” alla stella delle sue squadre e di avere congedato diversi pezzi da novanta. E’ successo a Roma con un totem come Totti, ma anche all’Inter, anche se per motivi diversi, era stato protagonista dell’uscita di Mauro Icardi dal progetto nerazzurro. Così, scherzando, si salutava l’arrivo del nuovo allenatore ironizzando anche su questa particolarità della sua carriera e sul lato più spigoloso e da “sergente di ferro” del suo carattere, contrapposto alla personalità solitamente amichevole e diplomatica mostrata in conferenza. A Spalletti, di certo, nel corso della carriera non è mancata la personalità e il carattere di prendere decisioni impopolari.
Inutile dire che il primo volto a balzare alla mente all’epoca fu quello di Lorenzo Insigne. Una difficile situazione contrattuale, un animo piuttosto focoso, un profilo che ha diviso in molte circostanze anche la stessa tifoseria. Il rapporto tra Insigne e Spalletti sembrava un’incognita pronta ad accendersi in ogni momenti. Con il passare delle settimane e delle gare però per Insigne sono sempre e solo arrivate parole al miele ed un ruolo da protagonista indiscusso. E’ apparso ben presto chiaro a molti come in realtà il “Totti azzurro”, se così lo si vuole definire, sarebbe stato un altro.
Mertens come Totti, Spalletti lo accompagna alla porta
Dries Mertens è stato negli ultimi anni in assoluto il giocatore più amato dalla piazza. Quello che più di tutti è entrato nel cuore di Napoli per non uscirne mai più. Nel corso di questa stagione, sono stati tantissimi i momenti in cui al tecnico è stato rimproverato l’avere utilizzato troppo poco l’attaccante belga, proprio come ai tempi di Roma avveniva con Totti. E sono state tante le volte, proprio come all’epoca era successo con Totti, in cui Ciro ha tolto le castagne dal fuoco facendosi trovare pronto (basti pensare al contributo dato durante il duro infortunio di Osimhen).
Quando nel corso della presentazione della squadra è stato lo stesso tecnico a confermare la partenza di Mertens, inserendolo tra i giocatori che hanno lasciato il Napoli, il flashback è stato inevitabile, a quando Totti accusò il tecnico di averlo spinto verso il ritiro. Ciro accompagnato alla porta. Perché nelle ultime settimane sono state tante le voci pronte a giurare che sarebbe stato proprio al tecnico a raffreddare dietro le quinte la trattativa per il rinnovo di Mertens e ad essere poco propenso ad una riconferma.
E’ un po’ una costante della carriera di Spalletti, quello di trovarsi in mezzo ai fuochi, quello della tifoseria e dell’amore viscerale per un calciatore (Totti a Roma, Mertens a Napoli) e della silenziosa società, che oggi come allora preferisce nascondersi dietro all’allenatore e alle sue volontà trapelate sui media (ma saranno e saranno state davvero solo le sue?) piuttosto che essere in prima persona a rispondere dell’addio di due leggende dei rispettivi club.