Trentadue anni fa la conquista del secondo scudetto azzurro. Oggi il Maradona si prospetta deserto in vista per il Sassuolo.
Il 29 aprile del 1990 il Napoli di Albertino Bigon si laureava per la seconda volta in tre anni campione d’Italia. Era la squadra di Ferrara, Crippa, Alemao, Carnevale Careca, tra gli altri, ed ovviamente di Diego Armando Maradona. A distanza di trentadue anni, oggi, il San Paolo, nel frattempo intitolato al campione argentino, scomparso quasi due anni fa, si prospetta semideserto per la sfida di domani contro il Sassuolo.
Un campionato dominato, poi sofferto forse alla fine grazie all’incedibile rimonta del Milan di Sacchi. Il Napoli alla fine vinse allo sprint finale, le polemiche per la monetina in testa ad Alemao a Bergamo, la vittoria a Bologna e la fatal Verona ad affossare i sogni di gloria dei rossoneri e poi quel pomeriggio del 29 aprile del 1990. San Paolo gremito, manco a dirlo.
A Napoli gli azzurri trovano la Lazio per quella che si prospetta una vera e propria formalità. Il preludio alla festa insomma, con una città in pratica già su di giri dal dopo Bologna. Quel giorno finirà 1-0 per il Napoli, il volo di Marco Baroni, che su lancio di Maradona insacca la porta laziale resta una delle immagini più sentite ed iconografiche del tifo azzurro. La festa, la gioia, il Napoli era ancora una volta campione d’Italia.
Maradona deserto contro il Sassuolo: venduti 3000 biglietti
Il dopo Empoli fa male hai tifosi, oggi più che mai si avverte distacco, freddezza nei confronti di una squadra che soltanto poche settimane prima sembrava potesse in qualche modo ripetere i fasti di un tempo ormai presente soltanto nei ricordi degli stessi sostenitori azzurri. Contro l’Empoli questo Napoli ha probabilmente in qualche modo toccato il fondo, crollo fisico, mentale. Domani per i ragazzi di Spalletti la possibilità di riprendere in qualche modo la marcia per confermare il terzo posto in classifica.
Intorno a loro un Maradona deserto, appena tremila biglietti venduti finora. I tifosi hanno smesso di sognare, questo appare evidente. A Spalletti, Insigne e compagni il compito di tirare loro su il morale, magari con una vittoria netta, decisa, di testa più che di gamba. Trentadue anni fa, il secondo tricolore, oggi, la consapevolezza che forse quel sogno resterà tale per ancora tanto tempo.