La confessione a cuore aperto di Rrahmani, il ricordo della guerra in Kosovo e la spinta del padre: così è diventato un leader della difesa.
Il difensore del Napoli ha rilasciato una breve intervista ai canali ufficiali del club. Amir Rrahmani è diventato un punto stabile della formazione di Spalletti, scavalcando nelle gerarchie Manolas, poi ceduto all’Olympiakos.
L’ex Verona sta disputando una grande stagione, dopo un anno difficile sotto la guida di Gattuso. Titolare fisso del Napoli, titolarissimo e capitano del Kosovo, che ha scelto come Nazionale con cui giocare appena possibile.
Nella video-intervista sul canale YouTube del club azzurro, Rrahmani ha spiegato come la guerra in Kosovo ha caratterizzato e influenzato la sua infanzia: ecco che cosa è successo.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Qualificazioni Mondiali, Napoli protagonista: da Insigne a Koulibaly, gli azzurri in campo
Rrahmani: “Fuggito dalla guerra in Kosovo, poi al ritorno ho conosciuto il calcio”
Nato nel 1994 quando la Jugoslavia era già dissolta e nel pieno degli anni più cupi per i Balcani, Amir è scappato dalla guerra in Kosovo assieme alla sua famiglia, per vivere circa un anno in Irlanda. Appena terminato il conflitto, tornò nel suo Paese d’origine e qui ebbe i primi approcci con il pallone: “Al mio ritorno in Kosovo, mio padre mi ha spinto a giocare a calcio. Ho iniziato a giocare quando avevo 8 anni in una scuola calcio che si chiamava Kosova Pristina“.
“Non ricordo molto di quegli anni, ma ho solo ricordi belli e non pensavo alla guerra. Fortunatamente non ho perso nessuno durante il conflitto. Era bello poter iniziare qualcosa di nuovo e che non avessi mai fatto fino a quel momento“, confessa Rrahmani al Napoli. Poi la scalata. Ha giocato nella Serie B kosovara e nella massima categoria, per poi sbarcare in Croazia e farsi conoscere in Italia grazie al Verona.
La chiamata del Kosovo è arrivata nel 2016: “Sono stato uno dei primi giocatori a dire sì alla nazionale, quando dopo cinque anni ebbe l’approvazione di FIFA e UEFA. E’ stato un privilegio per me, una cosa che non può essere spiegata a parole“. Sulle sue tracce, però, c’era un altro Paese: “Mi voleva l’Albania, ma ho accettato la convocazione del Kosovo appena possibile“. Così, nel 2019 è diventato capitano della Selezione e punto fermo della giovane nazionale.