Il settimo Pallone d’Oro consegnato a Messi sancisce la fine di un premio che non riconosce il merito ma viaggia su altri binari.
E sono sette. La cerimonia del Pallone d’Oro, tornato alla ribalta dopo lo stop causato dalla pandemia nel 2020, ha incoronato ancora una volta Lionel Messi che a 34 anni suonati e al termine di una stagione non certo memorabile porta a casa l’ennesimo riconoscimento di una carriera unica. Ma non senza polemiche e un lungo strascico di dubbi.
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Pallone d’Oro a Messi: dov’è il merito?
Sia chiaro, Messi era e resta uno dei calciatori più forti di sempre e probabilmente il più forte della sua generazione ma sui sette Palloni d’Oro ricevuti almeno un paio sembrano decisamente forzati. Davvero l’argentino ha meritato più di Robert Lewandowski, implacabile bomber del Bayern Monaco campione di tutto? E che dire del ‘nostro’ Jorginho, capace di sollevare al cielo nel giro di pochi mesi la Champions League col Chelsea e vincere gli Europei dirigendo la fantastica orchestra di Roberto Mancini?
I due si sono piazzati rispettivamente secondo e terzo alle spalle di Messi che, è bene ricordarlo, Copa America a parte nell’ultima stagione ha fallito su tutti i fronti col suo Barcellona (vittoria della Coppa del Re a parte). Un po’ troppo poco forse per staccare la concorrenza. Ecco perché la sensazione è che la Pulce, i cui inizi al PSG sono stati tutt’altro che esaltanti, stavolta sia stata premiata ben oltre i propri reali meriti sportivi. Magari anche grazie al trasferimento a Parigi, culla del premio ideato da France Football.
In ogni caso, come detto, Messi ha trionfato ancora staccando definitivamente l’acerrimo rivale Cristiano Ronaldo fermo a cinque Palloni d’Oro che tramite Instagram si è scagliato contro la rivista francese e l’organizzatore del premio, accusato pubblicata di mentire per giustificare la sua assenza alla cerimonia di premiazione. Un galà con un solo protagonista ormai da tanto, forse troppo tempo. Il tutto mentre giovani stelle del calcio mondiale come Mbappé e Haaland si fermano rispettivamente al nono e all’undicesimo posto. L’unico riconoscimento per il trionfo azzurro a Euro 2020 è invece il Trofeo Yascin vinto da Gianluigi Donnarumma, quello sì con pieno merito e senza discussioni.