Il Napoli vola a Mosca per giocare contro lo Spartak come 31 anni fa: quel viaggio di Maradona, la pelliccia e la panchina
Spartak Mosca-Napoli evoca ricordi tristi e cupi nei tifosi azzurri. Infatti, la partita odierna di Europa League non coincide solo ad un giorno dall’anniversario della scomparsa di Maradona (25 novembre 2020), ma anche con l’inizio della fine della sua esperienza partenopea.
Infatti, nel lontano novembre 1990, iniziarono alcune frizioni tra Diego ed il club partenopeo. Fratture non risanabili, culminate poi con la positività all’antidoping nel marzo 1991, solo qualche mese dopo al big match. Spartak Mosca-Napoli del 7 novembre 1990 fu l’ultimo atto dell’argentino tra i grandi in Europa: la sua ultima partita in Coppa dei Campioni. E non giocò titolare per punizione.
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Quest’oggi, gli azzurri disputeranno la quinta giornata di Europa League. Allora, il Napoli era in Coppa dei Campioni agli ottavi di finale e il 7 novembre giocò contro lo Spartak a Mosca la gara di ritorno (all’andata finì 0-0). Ma a poche ore dalla sfida da dentro o fuori, Diego decide di non partire con la squadra per la Russia. Non sono servite le visite insistenti dei suoi compagni di squadra: “Ragazzi questa volta non parte” disse la moglie Claudia a Ciro Ferrara ed altri azzurri.
In effetti, il giorno del viaggio, i partenopei e Bigon si ritrovarono senza il loro leader e capitano. I tifosi erano in ansia: “Davvero non è partito per Mosca?” si chiedevano preoccupati. La dirigenza era furiosa. Moggi lanciò anche una stoccata all’argentino tramite un breve commento alla stampa italiana. Poi il colpo di scena: Diego ci ripensa. “Vado a Mosca da tifoso. Moggi ha già detto che non posso giocare, no? E questo mi basta e mi supera” rivelò ai microfoni Maradona poco prima di salire su un jet privato delle 17 pagato a sue spese il giorno prima della partita. Raggiunse Mosca in ritardo, atterrò alle 23 e fece una gita esclusiva di notte – a poche ore dalla gara di Coppa dei Campioni – per le vie della fredda capitale russa. El Diez fu immortalato da un fotografo locale assieme alla moglie Claudia con una vistosa pelliccia calda. Una foto simbolo che resterà immagine collettiva dei supporter azzurri, nonché reperto storico.
Ovviamente, il tecnico Bigon non perdona la bravata di Diego e lo punisce mandandolo in panchina. In realtà, l’allenatore non avrebbe voluto portarlo neanche tra i convocati, ma le condizioni dei suoi calciatori non erano al meglio. Così, Bigon cambiò decisione improvvisamente a poche ore dal fischio d’inizio e panchinò l’argentino.
Maradona entrò nel secondo tempo sul risultato bloccato sullo 0-0. La gara andò addirittura ai rigori ed è lì che si spensero i sogni degli azzurri. Diego segnò dagli undici metri, ma Romano condannò il Napoli all’eliminazione sbagliando il suo rigore: i russi erano infallibili. Addio Coppa dei Campioni. Ma il problema da risolvere era un altro: “Non sono partito con la squadra perché avevo un motivo personale molto serio – disse Maradona al termine di Spartak-Napoli – ho pagato con la panchina: così ha voluto l’allenatore. Ma per continuare il mio rapporto con il club devo risolvere questi problemi“.
Secondo indiscrezioni, il Pibe de Oro davvero non stava bene a pochi giorni dalla partita. Non era in grado di scendere in campo. Non era più lui: era iniziata la sua fine. E non a caso, mesi dopo fu trovato positivo alla cocaina. Quello Spartak-Napoli segnò la chiusura di un cerchio tra Maradona e l’esperienza calcistica in Italia.
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