Roma-Napoli sarà anche la sfida tra Mourinho e Osimhen: i due furono vicini a lavorare insieme, ma i dubbi del nigeriano compromisero tutto.
Si dice che chi disprezza in realtà vuol comprare, e nel caso di José Mourinho e Victor Osimhen potrebbe esattamente essere così: in Roma-Napoli lo ‘Special One’ si troverà di fronte al bomber nigeriano dopo aver seriamente ‘rischiato’ di trovarselo ai suoi ordini nell’estate del 2020, quando il portoghese era agli albori della sua seconda stagione al Tottenham. Tra i concorrenti del Napoli nella corsa al classe 1998 c’erano proprio gli ‘Spurs’, destinazione non particolarmente gradita dal ragazzo che non aveva intenzione di inaugurare una spietata concorrenza interna con Harry Kane.
Alla fine Osimhen ha preferito scegliere l’opzione partenopea, che avrebbe potuto garantirgli molte più chance di titolarità come poi è effettivamente avvenuto dopo un inizio in sordina e caratterizzato da qualche stop di troppo. Per Mourinho quella fu una mancanza di ambizioni in piena regola, arrivando addirittura ad affermare che Osimhen non avrebbe potuto far parte della rosa londinese: “Non devo essere io a convincere un giocatore, è lui che deve convincere me. Se uno ha paura di venire al Tottenham per la troppa concorrenza, allora non può giocare con noi. Se uno non vuole stare in squadra con Kane, Son, Lamela e Lucas, allora addio. Abbiamo a disposizione il miglior attaccante d’Inghilterra, ma se un altro giocatore preferisce evitare la concorrenza allora non fa al nostro caso”.
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Osimhen non è l’unica ‘ferita’ per Mourinho: in estate voleva Anguissa
L’edizione odierna del ‘Corriere dello Sport’ si sofferma su un altro incrocio di mercato tra Mourinho e il Napoli: in estate, il tecnico giallorosso aveva puntato forte su Zambo Anguissa per rinforzare il centrocampo, salvo poi vederselo sfilare da sotto al naso da Giuntoli che ha bruciato le tappe chiudendo col Fulham con la formula del prestito. Mourinho è così rimasto con il classico cerino in mano, simbolo di un risentimento che proverà a trasformare nell’orgoglio da trasferire alla sua squadra dopo l’umiliante debacle subita in terra norvegese.