Luciano Spalletti come Rafa Benitez spiega in sala stampa cos’è il turnover: le differenze e le analogie tra i due allenatori.
Settembre 2014. Rafa Benitez, allenatore del Napoli, dà una lezione ai giornalisti in sala stampa su cos’è per lui il turnover. A distanza di anni, accade un episodio simile con il nuovo allenatore del club partenopeo.
Ottobre 2021. Luciano Spalletti rifiuta di parlare di turnover in vista di Napoli-Legia Varsavia e spiega il suo punto di vista. Quali sono le differenze tra i due allenatori? Innanzitutto la rosa a disposizione, ma anche i modi di vedere il calcio, totalmente diversi. Quantità contro qualità: così si potrebbe sintetizzare.
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Spalletti contrario alla parola “turnover”: perché è ‘offensivo’
Facile capire il motivo per cui l’allenatore del Napoli rifiuti di parlare di turnover. Il termine significa “ricambio, sostituzione”. In gergo sportivo si fa riferimento al turnover quando un mister cambia alcuni componenti dell’undici titolare con le cosiddette riserve. Ma con il calcio moderno anche questo concetto sta cambiando.
Si giocano tante partite ravvicinate, le rose sono spesso lunghe ed equilibrate. Nel caso del Napoli, infatti, sono 17-18 se non addirittura 20 i calciatori che potrebbero giocare titolari in qualsiasi altra squadra. “E’ offensivo parlare di turnover – ha tuonato Spalletti in sala stampa prima del match di Europa League – Ad inizio stagione Meret, Manolas e Lobotka giocavano titolari, chi gioca adesso è per turnover? Se Mertens o Demme giocano allora parliamo di turnover?“. L’allenatore toscano è schietto e dice chiaramente di avere una rosa valida e di campioni, tutti titolari. I cambi tra una formazione e l’altra sono dettati dall’avversario da battere, dalle indisponibilità, dalla stanchezza dei giocatori e dal calendario.
Dunque, se per Spalletti sono tutti titolari e non c’è sostanziale differenza tra chi gioca e chi subentra, per Benitez il turnover è necessario per arrivare fino al termine della stagione.
Benitez sul turnover: perché era necessario per il suo Napoli
In una conferenza stampa del 2014, prima di un match di campionato contro il Palermo, alla domanda sulla possibilità di effettuare diversi cambi in formazione, l’allenatore spagnolo del club partenopeo spiegò il suo punto di vista. “Che cos’è il turnover? Quando un giocatore riposa si può parlare di turnover? Due o tre o quattro giocatori riposano è turnover? – Chiese Benitez ai giornalisti – Per giocare ogni tre giorni abbiamo bisogno di cambiare i calciatori. Durante le riunioni con lo staff tecnico valutiamo le condizioni dei singoli atleti che alla terza partita di fila perdono d’intensità“. Sostituire i giocatori per evitare gli infortuni e utilizzare l’intera rosa per arrivare fino in fondo alla stagione: così la pensava l’ex tecnico azzurro.
Avere undici giocatori al 100% della condizione fisica era fondamentale per Benitez, che attuava il turnover per avere tutti i giocatori al massimo delle proprie potenzialità. “Se faccio ‘turnover’ e vinciamo, la rosa è forte – concluse lo spagnolo – Se perdiamo…è colpa dell’allenatore che ha sbagliato“.