Dusan Vlahovic e Victor Osimhen, una sfida nella sfida: le differenze e le analogie fra i bomber di Fiorentina e Napoli
La sfida tra la Fiorentina ed il Napoli in programma domenica pomeriggio è forse il big match più interessante dell’intero programma, dell’ultima giornata prima della sosta per le nazionali. Al Franchi si sfidano infatti due squadre in forma, divise da sei punti per una gara d’alta classifica davvero vibrante.
Una sfida nella sfida è quella i due centravanti principe delle formazioni e dell’intera Serie A; stiamo parlando naturalmente di Victor Osimhen e Dusan Vlahovic. Due profili per certi versi molto simili ma anche differenti, in grado di essere determinanti per le sorti delle due squadre.
Entrambi giovanissimi, Vlahovic è più giovane del napoletano di 13 mesi (il serbo è nato nel gennaio 2000, il nigeriano a dicembre del 1998) sono due terminali offensivi che regalano spettacolo e gol, davvero tantissimi.
Il serbo ha medie elevate; quattro i gol nelle prime sei giornate di campionato, già 21 nell’anno solare, ma anche il 9 azzurro non scherza mica. I guai fisici che l’hanno tenuto lontano dai campi di gioco sono soltanto un ricordo lontano, perché il bomber viaggia ad un gol a partita, come solo Benzema in Europa.
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Vlahovic ed Osimhen, due bomber ma che differenza
Ma quali sono le differenze tra i due attaccanti in grado di far sognare due tifoserie? Cinici e con una fame da gol che appartiene solo ai più grandi, i due bomber sono decisamente differenti per quanto riguarda il modo di giocare in campo.
Vlahovic agisce quasi come centravanti boa, utilizzando un paragone di tipo pallanuotistico; gioca spalle alla porta e dialoga con i compagni, proteggendo la sfera grazie al suo fisico imponente, essendo alto 190 cm. I compagni scaricano il pallone sui suoi piedi ed è un po’ come metterlo in cassaforte. La sua stazza, poi, gli permette di fare a spallate con i difensori avversari, ed il dato dei 17 falli subiti è eloquente.
Victor Osimhen, invece, ama giocare a campo aperto, servito in velocità; la progressione è infatti il suo punto di forza, l’arma letale di un calciatore che ama giocare viso alla porta e correre nella sua direzione. Ed infatti è alto il numero delle conclusioni verso la porta avversaria, ben 3,6 tiri di media a partita.
Eppure i due hanno anche una caratteristica in comune; il sapersi prendere sulle spalle le squadre e trascinarle verso il successo. Una caratteristica decisamente non da molti, soprattutto se considerata anche l’età dei ragazzi.