Mazzarri contro Spalletti. Entrambi toscani, pronti a dare tutto per portare a casa i tre punti. Ma quante differenze tra i due
Guarda un po’ chi si rivede. In casa Napoli c’è un ricordo indelebile legato a Walter Mazzarri, uno degli allenatori che i tifosi azzurri hanno amato di più. Merito di un percorso importante fatto sulla panchina azzurra, soddisfazioni raccolte in Italia ma anche in Europa, con una squadra che al tempo creò un legame viscerale con i propri tifosi, il tutto anche merito dello stesso Mazzarri.
Oggi in panchina c’è Luciano Spalletti, anche lui toscano come Walter ed anche lui già entrato nei cuori dei tifosi. Si, perchè in queste prime giornate il Napoli ha già dimostrato di aver assimilato diversi elementi delle idee di Spalletti, riuscendo a trasporle sul campo in maniera efficace. Il tutto ha portato a cinque vittorie su cinque in campionato, un pareggio in Europa League contro il Leicester ed il ritrovato entusiasmo dopo un’annata particolare come quella passata con Rino Gattuso.
Mazzarri e Spalletti, pochi kilometri di distanza (da Certaldo a San Vincenzo sono appena 100 km), eppure due allenatori che hanno scritto storie del tutto diverse. Entrambi appartengono, ovviamente, a quel filone di tecnici toscani che negli ultimi anni hanno fatto benissimo un po’ ovunque (ci sono anche Sarri ed Allegri), anche se entrambi ad oggi cercano uno step definitivo verso l’alto.
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Una sfida, quella di stasera, che vedrà di fronte due allenatori molto diversi, sotto tanti punti di vista. A partire già dalla comunicazione, e si potrebbe prendere in esame anche quella vista all’ombra del Vesuvio. Mazzarri non ha mai lesinato di mostrare il proprio risentimento nei confronti delle critiche, gli arbitri, alcuni elementi particolari nel corso della partita, mostrando tutta quella vivacità puramente toscana.
Spalletti, di contro, poche volte nel corso della sua carriera (qui a Napoli soprattutto, per ora) si è lasciato andare a grande sfuriate. Certo, tutto va bene e dunque non ce n’è nemmeno la necessità, ma Luciano (tranne per una parentesi in casa Zenit) raramente si è mostrato infuriato alle telecamere, evidentemente preferendo incamerare tutto. Senza lamentarsi. Due sanguigni, a modo loro.
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Guardandosi negli occhi (sul campo, si intende), Walter e Luciano si ritroveranno a constatare tutte le differenze evidenti che ci sono tra di loro sotto il punto di vista tattico. Da una parte Mazzarri, che ritrova nel 3-5-2 quel suo marchio di fabbrica indelebile, che anche a Napoli ha trovato grande concretezza sul campo. Chiaro che adesso, sulla panchina del Cagliari, servirà tempo per trasmettere ogni caso.
Dall’altra parte Luciano si affida ad un impianto di gioco del tutto diverso, ed a Napoli lo ha mostrato chiaramente. “La base è il 4-2-3-1″, ha spiegato lo stesso allenatore di Certaldo all’inizio della sua esperienza a Napoli, anche se già ha mostrato anche dinamicità che, ad esempio, Mazzarri non ha dato modo di vedere durante le sue esperienze precedenti.
Via al 4-3-3, qualora Spalletti lo ritenga necessario, ed occhio al gioco da sviluppare grazie al ruolo delle due mezzali. Per Mazzarri, di contro, spazio considerevole al ruolo degli esterni (Christian Maggio ne sa qualcosa), senza dimenticare l’importanza di avere un centrocampo in grado di coprire soprattutto quando la squadra avversaria parte in contropiede.
E i precedenti? Ben 15 volte i due allenatori si sono trovati di fronte. Il bilancio è a favore di Spalletti con sette vittorie, quattro vittorie per Mazzarri e quattro pareggi. L’ultima volta fu proprio l’allenatore di San Vincenzo ad avere la meglio, quando sedeva sulla panchina del Torino e vinse di misura contro l’Inter allenata proprio da Spalletti.
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