La bomba sganciata dai 12 club è rientrata e ha causato alcuni effetti: la Super League non si farà, ma l’UEFA deve intervenire con delle riforme. E Agnelli rischia il posto.
E’ finita con un caos calmo, una quiete dopo la tempesta che però – è evidente – è una quiete soltanto apparente. 10 delle squadre che avevano aderito alla Super League hanno fatto subito dietrofront e sono state riaccolte dalla UEFA. Stessa storia, o quasi, per le altre, dal Milan all’Inter passando per Barcellona e Atletico Madrid, che si sono defilate pur esprimendo perplessità sull’attuale situazione del calcio europeo.
Col cerino in mano dopo il tentato colpo di stato al calcio europeo, sono rimaste Juventus e Real Madrid, quelle che si sono esposte di più finendo con una brutta figura clamorosa, e non senza strascichi.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Superlega, il Napoli rompe il silenzio: il commento social di De Laurentiis
Super League, i club chiedono riforme: l’UEFA cederà
Andrea Agnelli è nella bufera e pubblicamente ha tirato un po’ i remi in barca, ma in casa Juve la sua posizione non è più così solida e si parla anche di una possibile sostituzione alla presidenza con Alessandro Nasi. Florentino Perez invece rilancia e minaccia ritorsioni contro chi ha fatto marcia indietro.
Un gruppo di 12 super club che in un attimo ha lanciato una bomba e con la stessa rapidità si è sfaldato, ma con una linea concettuale comune: il calcio è prossimo al default e qualcosa, sia a livello economico che organizzativo, dovrà cambiare. Ora si aprirà, con FIFA, UEFA e Federazioni, un tavolo di discussione per riforme inevitabili, più che necessarie. Questo è certo, ma, di certo, si poteva fare molto meno rumore.