L’intervista a Isabella Lamberti, portiere di Calcio a 5 della Salernitana e Media Manager di LTA Agency: la sua riflessione sui cambiamenti del calcio femminile, dal professionismo alle agenzie.
In Italia, il calcio femminile sta facendo passi da gigante. Tra qualche anno le giocatrici saranno riconosciute come professioniste. Da gennaio riceveranno maggiori tutele, anche economiche, in caso di maternità. E’ cresciuto l’interesse mediatico attorno al calcio rosa, grazie ai trasferimenti di grandi calciatrici internazionali in Serie A. Eppure, c’è ancora un forte gap da colmare per riconoscere la parità di genere. E non solo nel mondo del pallone.
Salve Isabella, come nasce la passione per il calcio e quali sono stati i suoi primi calci ad un pallone?
La mia passione per il calcio nasce molti anni fa, direi da quando ero bambina, poiché a casa mia “si mangiava pane e pallone”. Infatti, questa passione mi è stata trasmessa da mio padre, mio primo tifoso e sempre presente ad allenamenti e partite, e poi lui è stato un grande giocatore ed in seguito dirigente, dell’Antica Corte, società del centro storico di Salerno.
In quale squadra gioca attualmente e in che ruolo? Come ha vissuto il lockdown di marzo, sportivamente parlando?
Ad inizio stagione ho deciso di rinnovare con la Salernitana Calcio a 5, nonostante le offerte non mi siano mancate, anche fuori regione, ma ho scelto di continuare a difendere la porta e i colori della mia città, per attaccamento a compagne e club. Durante il lockdown di marzo non siamo riuscite ad allenarci in modo adeguato viste le disposizioni di sanità pubblica. Ma grazie all’aiuto del mister e degli altri membri dello staff e club, abbiamo continuato l’attività da casa per poi esser pronte alla possibile ripresa del campionato, che sfortunatamente non è avvenuta. Non ti nascondo che è stata dura non poter continuare a giocare.
In questa fase in cui ogni singola regione adotta delle norme anti-contagio, la Serie A2 di Futsal come sta proseguendo? La LND non ha sospeso il campionato, ma di fatto ci sono tante gare da recuperare.
Poiché la Divisione Calcio a 5 è commissariata, la LND sta continuando regolarmente i campionati, anche perché per loro siamo “professionisti”, anche se formalmente dilettanti. Noi a causa di qualche positività in squadra abbiamo sospeso gli allenamenti, e solo da qualche giorno le mie compagne hanno ripreso ad allenarsi. Io ancora no per motivi familiari. Continuiamo a stare attente e controllarci con i tamponi, ma è un grande sacrificio per noi, e per il Club.
La Divisione, dopo il rinvio di molte partite, ha deciso di sospendere il campionato e permettere alle società di recuperare i match non disputati, anche per dare un senso di regolarità alle prossime giornate. Ovviamente, il nostro auspicio è che si adotti un protocollo più coerente e che sia possibile fare attività senza troppe difficoltà organizzative.
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Calcio femminile, Lamberti: “Siamo alla svolta grazie a nuove tutele”
In generale, il calcio femminile sta riscuotendo un buon successo mediatico. Il movimento è cresciuto, eppure ad alti livelli le calciatrici sono ancora dilettanti. Tra qualche anno ci sarà il passaggio al professionismo, cosa cambierà?
Tra qualche anno in Italia si assisterà al completo cambiamento della storia di questo sport, e questo sarà importante per le calciatrici di oggi, ma soprattutto per quelle di domani. Dobbiamo ringraziare la Nazionale Italiana che in Francia ha disputato un ottimo Mondiale. E cambierà che ci saranno più tutele in caso di maternità. Le ultime normative che sono state vagliate alla FIFA hanno proprio regolamentato questi casi.
Si potrà essere madri e calciatrici: insomma, c’è aria di cambiamento?
Credo che siamo al momento di svolta, e come ti ho anticipato, un nuovo passo è stato proprio la proposizione delle nuove normative approvate dalla FIFA nelle ultime settimane.
Questo sarà un gran passo in avanti per chi come molte atlete, per diventare madri hanno dovuto smettere di giocare, penso ad una su tutte Alessia Tuttino, oppure chi ha dovuto sospendere l’attività e molto spesso non ha ricevuto tutti i propri emolumenti dai club. Questo è fondamentale perché un club deve tutelare in termini economici la propria tesserata, ma anche in termini fisici e psicologici.
Secondo Lei, qual è il segreto del movimento femminile, che con il passare degli anni ha incrementato l’interesse degli spettatori?
Sicuramente, il cammino delle azzurre al Mondiale ha portato alla ribalta del grande pubblico questo sport, soprattutto nei confronti dei più scettici. Inoltre, un forte contributo lo hanno avuto anche gli ingressi in Serie A di club importanti come la Juventus, Milan, il Sassuolo, la Roma, e la Fiorentina all’epoca dai Della Valle, loro i primi a credere nel movimento ed investire. Questo ha richiamato l’interesse di marchi importanti del mondo dello Sport, che hanno iniziato a sponsorizzare molte atlete. Ha dato un impulso e una spinta maggiore al cambiamento, perché ancora oggi, si deve lottare contro questi tabù, se vogliamo dare la possibilità alle piccole atlete che sognano di arrivare in Nazionale di imitare le loro eroine sportive.
Agenti e calciatrici, Lamberti: “Ambiente femminile diverso dal maschile”
Isabella, lei lavora nella LTA Agency. Qual è il suo ruolo, di cosa si occupa e qual è lo scopo dell’agenzia?
Da qualche anno lavoro per la LTA Agency, nella quale mi occupo di press agent e ricopro il ruolo di Media Manager.
Fondamentalmente curo i rapporti con i media, la stampa ed alcuni marchi partner, e questo anche grazie alla fiducia dei miei responsabili.
Principalmente in Italia l’agenzia ha lo scopo di supportare ed aiutare le calciatrici a migliorarsi, tecnicamente e professionalmente, dando loro un concreto sostegno attraverso il lavoro di collaboratori esperti nel calcio femminile italiano ed internazionale. Purtroppo, l’Italia è ancora un po’ indietro rispetto ai campionati “competitor” d’Europa, ed il professionismo sarà indispensabile per colmare queste differenze. Noi mettiamo la professionalità e la grande conoscenza del calcio femminile internazionale. Non è un caso se all’ultimo Mondiale in Francia abbiamo potuto assistere alle gesta di oltre 30 nostre assistite con le proprie nazionali.
Quanto è importante per le calciatrici affidarsi a voi e agli agenti?
Per un’atleta sarà sempre più importante affidarsi alla consulenza legale di un professionista, se aspira a migliorarsi e crescere professionalmente. Ma è altrettanto vero che la scelta dev’essere ponderata e valutata nel suo complesso. Un agente non deve avere come principale obiettivo il proprio interesse economico, ma stabilire il miglior interesse dell’atleta. Spesso se ne sceglie uno pensando al nome, o a ciò che può aver fatto nel maschile, ma il nostro è un altro ambiente, e le calciatrici – sfido chiunque a dire il contrario – sono differenti dai loro colleghi uomini, sia per aspettative, che per ambizioni. I miei responsabili mi raccontano sempre come sia gratificante per un professionista sentire le prime domande che una calciatrice fa su un possibile nuovo club. A loro interessa prima il progetto tecnico, la squadra, solo alla fine chiederanno al club se c’è un rimborso. E tutto questo, se ci pensi, è molto romantico.
Attualmente, quante ragazze hanno un accordo col vostro team?
La LTA assiste molte calciatrici nel loro percorso di crescita in Italia, alcune nei più importanti club di Serie A, in Europa siamo tra le più importanti e più rispettati in ambito internazionale, perché crediamo nel nostro lavoro, Negli ultimi 5 anni abbiamo fatto oltre 300 operazioni di mercato in Europa e nel Mondo.
Inoltre, abbiamo un progetto di crescita tecnica delle giovani, chiamato Youth Horizon Project, costruito a quattro mani con la TSS e professionisti tecnici che hanno svolto ruoli importanti in Club di Serie A, come i prof. Cristiano Giannotti e Corrado Saccone. Il progetto sta portando i suoi frutti, e tra le giovani promesse alcune già militano in club come UC Sassuolo, SSC Napoli e Arezzo.
Che ruolo svolge l’agenzia nei trasferimenti? Un colpo di mercato come Boquete al Milan (è una vostra calciatrice se non erro) in quanto tempo si conclude?
L’agenzia nei trasferimenti a livello mondiale svolge il ruolo più importante: l’intermediario sportivo tra la giocatrice richiesta dal club o che deve rinnovare e il club stesso. Un ruolo in cui è necessaria pazienza e molta disciplina.
Il colpo Boquete credo sia qualcosa che parte da lontano, anche perché la calciatrice è stata impegnata nel campionato americano, ma credo che la chiamata di un club così storico come il Milan per chiunque possa essere fonte di orgoglio personale.
Quali strade deve proseguire il calcio femminile italiano per essere competitiva anche in campo internazionale?
In passato non era valutato di alto livello competitivo, a causa della scarsità di risorse che potevano essere impiegate dai Club per promuovere e sviluppare i loro progetti. Oggi sta riscontrando sempre più importanza, basti pensare a quanto i club stanno programmando il futuro, e come sempre maggiori giocatrici di livello internazionale stanno arrivando in Italia.
Calciatrici come Sembrant e Pedersen alla Juventus, Jane e Boquete al Milan, oppure Andressa alla Roma hanno deciso di venire in Italia, questi non sono casi.
Il ruolo della federazione in questa crescita sarà fondamentale, per dare il giusto supporto ai Club, ed alle praticanti. Covid o non Covid, il calcio femminile non deve interrompere il proprio percorso di crescita.
Lamberti contro i pregiudizi: “Bisogna cambiare mentalità. Troppo maschilismo”
Secondo lei, ci sono ancora tanti pregiudizi contro le ragazze che praticano calcio?
Purtroppo, i pregiudizi fanno parte della nostra società, e ci sono anche nei confronti di molti altri sport al femminile. Questo è un emblema dell’ignoranza e della ricerca di ghettizzare chi la pensa diversamente da noi. Spetta a tutti noi, far cambiare la mentalità di queste persone, dando messaggi positivi e di rispetto, e mostrando quanto bello oggi può essere la pratica di questi sport per le giovani bambine.
Lei, tra le tante cose, è anche giornalista. Nel gergo calcistico, non trova che ci sia un forte maschilismo, per esempio nella denominazione dei ruoli?
Sono pienamente d’accordo con Lei, c’è ancora troppo maschilismo. È raro ascoltare una giornalista che faccia una telecronaca di una partita di calcio, forse solo nel femminile ed in alcuni casi. Per quanto concerne l’utilizzo dei giusti vocaboli per i ruoli, diciamo che in Italia si usano gli stessi termini sia per il femminile che per il maschile.
Crede che qualcosa debba cambiare sotto questo punto di vista, o l’equità tra calcio maschile e femminile può essere raggiunto lavorando su altri aspetti?
L’equità o parità tra il calcio maschile e femminile passa attraverso vari fattori, dalle strutture all’equiparazione salariale, ma sopratutto alla base al riconoscimento degli stessi diritti.
Dovremmo apprendere molto su questo da altri stati, e vedere come in Svezia i calciatori della Nazionale sono scesi in “campo” a supporto dell’equiparazione dei premi con la Nazionale Femminile, oppure alle ragazze della Nazionale Femminile degli Stati Uniti che hanno stravinto una “rivoluzione” contro la Federazione America, proprio puntando sulla “parità di genere”.
L’Italia, anche se sta entrando in una fase di profondo cambiamento, ha bisogno ancora di tempo per raggiungere quei livelli di consapevolezza. Non ho sentito nessuno dei grandi nomi del calcio italiano, per sostenere equiparazione, riconoscimento, o sostegno alle giuste richieste di emancipazione delle “colleghe” del femminile. Quanto sarebbe stata importante una loro presa di posizione nei nostri confronti, anche in una situazione pandemica come quella che stiamo vivendo?
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