Lorenzo Insigne ieri ha giocato contro suo fratello, ma anche contro la pioggia di critiche nei suoi confronti: il gol allontana le polemiche e permette di superare Higuain nella classifica dei bomber.
Insigne contro Insigne, certo, ma non c’è stata solo la sfida fra fratelli a Benevento. Già, perché che sia suo fratello Roberto o il mondo intero, quando si parla del capitano del Napoli c’è sempre una battaglia da vincere in una guerra che forse, purtroppo, non vincerà mai. Il nemico è in casa, e non parliamo certo del fratellino terribile, a cui non possiamo che augurare di aver segnato contro il Napoli il primo di una lunga serie di gol in Serie A. La guerra casalinga di Lorenzo, invece, è quella contro i pregiudizi, la guerra contro chi ha deciso a monte che Insigne è un problema per il Napoli, e non perde occasione per rimarcarlo. Incredibile ma vero, anche quando il suo Napoli ha asfaltato l’Atalanta senza di lui alla fine si è parlato di lui. Il Napoli gioca meglio quando non c’è Insigne, il Napoli può fare a meno di Insigne, il Napoli deve fare a meno di Insigne. Gli assenti hanno sempre ragione, tranne quando indossano la maglia azzurra e la fascia di capitano.
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E’ successo a Marek Hamsik prima di lui, è successo anche a Paolo Cannavaro, ma mai così, mai con questa rabbia cieca e terribilmente ingiusta. Lorenzo prima se la prendeva, si arrabbiava, sbottava a volte anche in campo. Adesso invece è cresciuto e risponde così, come al Vigorito. Missile di sinistro e tanti saluti all’insuperabile Montipò, al Benevento e alle assurde critiche di queste settimane. Diventare leader significa anche questo: rispondere sul campo e zittire tutti con la sola forza del talento. Non c’è stato solo il gol. La prestazione del capitano è stata sontuosa, e serviva la sua scossa per rimontare una partita che stava prendendo una brutta piega.
L’urlo di Munch è la trasposizione artistica di un malessere interiore. Un’opera d’arte che rappresenta la drammaticità della paura, dell’angoscia del pittore Edvard, poiché autobiografica. Drammatico anche il primo tempo del Napoli al Vigorito e serviva solo un’opera d’arte per sbloccare la partita. Insigne ha vestito i panni di un artista per un momento. Quella pennellata con il mancino era imparabile, un gol memorabile. Il primo di sinistro da fuori area. Quell’urlo, però, non rappresenta dolore, anzi: è stato liberatorio. E’ stato un vero ruggito che ha dato la scossa alla sua squadra. E poi, in cuor suo, Lorenzo sapeva che con quel gol stava scrivendo la storia del Napoli. E’ stato il 92° sigillo azzurro, così ha superato Higuain, fermo a 91. Quell’urlo, forse, era diretto anche al Pipita. Ora Insigne è il nono marcatore all-time azzurro. Il prossimo da superare è un altro sudamericano: Antonio Careca ha 96 reti.
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