L’allarme coronavirus travolge anche il mondo del calcio e potrebbe modificare il calendario del Napoli. Ecco le partite a rischio rinvio.
Il coronavirus è arrivato anche in Italia sconvolgendo di fatto tutte le principali attività del Paese, compreso il calcio. Dopo il rinvio di ben quattro partite della venticinquesima giornata di Serie A (Atalanta–Sassuolo, Verona–Cagliari, Inter–Sampdoria e Torino–Parma) ora resta da capire cosa succederà nelle prossime settimane dato che l’allarme purtroppo non sembra destinato a cessare nel brevissimo periodo.
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Il decreto legge emanato nella tarda serata di sabato dal Governo prevede lo stop a tutte le manifestazioni sportive nelle zone maggiormente colpite dal coronavirus. Ma nelle ultime ore non è stato escluso neppure lo stop di tutta la Serie A oppure di disputare le gare in programma nel prossimo week-end a porte chiuse. Trovare una data per recuperare le partite rinviate infatti rischia di diventare un problema molto serio specie per quelle società ancora impegnate in Europa come Inter ed Atalanta. Un problema che di riflesso riguarderà anche il Napoli, impegnato proprio contro la squadra di Conte nella semifinale di ritorno di Coppa Italia.
In realtà la partita dovrebbe giocarsi a Napoli il prossimo 5 marzo ed in Campania, al momento, non si è registrato nessun caso di coronavirus. Secondo le ultime indiscrezioni però l’Inter vorrebbe ottenere il rinvio della gara per recuperare in quella data il turno di campionato contro la Sampdoria. Se la richiesta dei nerazzurri dovesse essere accolta, quindi, la semifinale di Coppa Italia slitterebbe addirittura al 13 maggio con conseguente spostamento della finale una settimana dopo. Intanto, come detto, la Lega di Serie A pensa di contenere i disagi facendo giocare le prossime partite di campionato a porte chiuse. Una soluzione che se da un lato eviterebbe il rischio contagio, dall’altro penalizzerebbe molto sia i tifosi che i club. Il presidente del CONI Malagò d’altronde al riguardo è stato piuttosto chiaro: “Porte chiuse? Era una delle ipotesi sul tavolo ma sarebbe stato profondamente sbagliato e inelegante. Oggettivamente, a cominciare dalla partita dell’Inter, con 70mila biglietti venduti, la società si doveva fare carico di tutto l’aspetto economico. Seconda questione: se decidi di fare la partita a porte chiuse con gente che ha già fatto il biglietto o che è già in piazza o se ci sono in giro gruppi di tifosi più vicini alle Curve, che decidono di andare verso lo stadio, c’è un problema di ordine pubblico”.
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