Meret o Ospina, Gattuso sa che al suo Napoli serve un portiere che sappia giocare con i piedi
Tre anni di Pepe Reina sono tanti per far dimenticare al pubblico napoletano che il portiere (di base) non ama giocare con i piedi. E quando lo fa, non lo fa in maniera eccezionale. Quello che il portiere spagnolo ha rappresentato nel gioco di Sarri e di quel Napoli è stato un unicum in Italia, per completezza tecnica e per qualità delle giocate, risultando uno delle prime (e principali) fonti di gioco di quella squadra.
Una tendenza che sta muovendo il calcio moderno verso nuove impostazioni e che sta rimodulando completamente il ruolo del portiere, al quale adesso viene chiesto anche di saper impostare la manovra, così da risultare un appoggio in più per eludere il pressing alto degli avversari. Parole e concetti che hanno portato quel Napoli a toccare punti altissimi e questo Napoli a ritrovare in parte la via del gioco.
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Gattuso ha bisogno del portiere per ripristinare quel Napoli
Chiudersi in un atavico “Il portiere deve prima di tutto parare” limita e svilisce il ruolo di quest’ultimo nell’economia di una squadra. Gattuso contro la Lazio sapeva bene che forzando Ospina al palleggio, avrebbe offerto ai due centrali una linea di passaggio in più e agli attaccanti avversari un enigma ulteriore nell’impostare la pressione. Un meccanismo che ha funzionato (fino alla follia dello stesso colombiano) e che ha ridato piano piano fiducia e consapevolezza ad una squadra che ha disperato bisogno di ritrovarsi e riscoprirsi nelle proprie certezze.
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Il Napoli ha bisogno di un portiere che sappia giocare con i piedi, tanto quanto aveva bisogno di prendere una coppia di registi lì al centro. L’intento di Gattuso è chiaro: riabilitare gli azzurri come squadra che ama e che ha sintomatica necessità di palleggiare dal basso. E per farlo ha bisogno di ripristinare gli assi portanti di quel Napoli: un portiere che gioca la palla, due centrali che la scaricano sul playmaker (appena arrivato/i dal mercato), e quest’ultimo di nuovo al centro del villaggio.
Meret oppure Ospina, che almeno sappia giocare con i piedi
Premettendo che non sta a questo pezzo sciogliere le riserve sul ballottaggio Meret-Ospina, la scelta di Gattuso di preferire il colombiano all’ex Spal e Udinese risulta meno sorprendente di quello che può apparire. Il Napoli ha bisogno di un portiere che sappia giocare con i piedi ed Ospina, in questo senso, garantisce un compromesso migliore rispetto a Meret. E per quanto quest’ultimo sia un portiere eccezionale tra i pali, resta lacunoso nel gioco con i piedi, nuovo requisito fondamentale nel ciclo targato Gattuso.
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Uno sprone e non certo una critica verso lo stesso Meret, che può guardare a tutto ciò come un’occasione. Quella di completare il proprio bagaglio tecnico ed il proprio processo di crescita. Basta dare uno sguardo alla porta del Milan per vedere quanto il suo collega Gigio Donnarumma sia migliorato sensibilmente in questa caratteristica, attraverso le idee di Gattuso. Per passaggi corti completati a partita, lo scorso anno, il portiere rossonero è stato tra i primi in Serie A, completando il proprio tirocinio con un secondo d’eccezione voluto fortemente dal tecnico calabrese in quel Milan. Guarda un po’: Pepe Reina.