La sconfitta col Parma ha mostrato una squadra priva di qualunque equilibrio. A Gattuso l’arduo compito di riconvertire il Napoli in una squadra di calcio
Con quella rete al 92’, Gervinho avrà sicuramente fatto venire i brividi a Gattuso, riportandogli alla mente qualche déjà vu beneventano e quella capocciata di Brignoli allo scadere. Gli esordi di Ringhio Starr, evidentemente, continuano ad essere poco fortunati. Come il Napoli continua ad essere in caduta libera, in preda ad una preoccupante crisi di identità e ad una latente mancanza di equilibrio. La sfida con il Parma ha messo in mostra tutti i problemi strutturali di una squadra ancora lontana dal ritrovarsi davvero. I segnali di timida ripresa visti contro il Genk, sono stati sostituiti da nervosismi e stress accumulati dopo una settimana piuttosto movimentata. Il cambio panchina (com’era prevedibile) ha portato con sé qualche scoria fisica e mentale, complice anche un cambio di metodo che potrebbe aver appesantito le gambe e la testa dei calciatori.
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Tuttavia, tra il gol di Kulusevski e quello di Gervinho, c’è stato di mezzo qualche incoraggiante segnale di riscatto. Mettiamola così: se il Napoli è in caduta libera, ieri qualcuno ha almeno provato a sbattere le ali. Senza riuscirci, ma comunque provandoci. Ed è da qui che il Napoli deve ripartire. La difesa alta, la costruzione dal basso, il pressing organizzato, la riconquista del pallone nella trequarti avversaria, triangolazioni rapide e terzini che dialogano nuovamente con ala e mezzala: Gattuso ieri ha espressamente cercato di risvegliare l’inconscio sarrista dei suoi ragazzi, abbozzando sin da subito un calcio diverso da quello mostrato dagli azzurri nell’era Ancelotti.
Come prevedibile, l’affiatamento e l’intesa collettiva non può e non poteva essere già raggiunta nel giro di pochi giorni. Ancelotti ha distrutto qualunque eredità del Napoli Sarriano, consegnando nelle mani di Gattuso una squadra destrutturata e incapace di pensare ed agire come corpo unico. Una squadra che nel calcio liquido del tecnico emiliano ha perso sicurezze e punti di riferimento, divenendo triste controfigura di sé stessa. Calciatori sfiduciati, organizzazione tattica inesistente, ed un mercato scriteriato, che ha completato il Napoli in tutti reparti, scoprendo però quello nevralgico: il centrocampo. Su delle basi piuttosto che solide, quindi, Gattuso è chiamato ora a resuscitare gli azzurri. Un obiettivo impossibile da perseguire, se non con equilibrio (dentro e fuori dal campo), sacrificio e inizi stentati. Pertanto, respiriamo profondamente e accenniamo un sorriso. Nonostante una classifica tragicomica e i tanti calciatori sottotono, il Napoli ieri ha ricominciato a ragionare come squadra. O almeno ci ha provato. Ed è questo l’importante.
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