Dopo Bologna, il Napoli di Ancelotti ha compiuto un passo indietro. Anzi due, se consideriamo il piccolo progresso di Liverpool
Ad essere arrivata non è stata la reazione, ma l’insostenibilità della crisi. Il Napoli è sprofondato nei propri problemi, dal quale sembrano esserci poche vie d’uscita, se non la solita del duro lavoro e dei risultati. Liverpool poteva essere il La per il risveglio azzurro, per la seconda chance di un ciclo tecnico fondatosi sull’incomprensione e sull’equivoco. E invece, no: la prestazione agghiacciante offerta contro i rossoblù ha soffiato sul fuocherello che stava per sopirsi negli spogliatoi dell’Anfield Road. L’attacco frontale di Ancelotti ai propri calciatori e l’incontro di inizio settimana, poi, hanno fatto il resto: il Napoli è spaccato, in una serie di faide interne e di visioni diverse. I calciatori non sono adatti per l’allenatore e l’allenatore non è adatto per i calciatori. Una presa di coscienza maturata forse troppo tardi, come troppo tardi rischia di essere la rincorsa per il quarto posto.
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Dopo la riunione di lunedì, una cosa non vera comunque c’è: questo Napoli, alla fine, rispecchia realmente il proprio allenatore. Soprattutto nella confusione e nella crisi di identità che sta attraversando lo stesso Ancelotti. Madrid è stata la sua ultima grande esperienza, mentre già a Monaco di Baviera era diventato il fantasma di se stesso. Distratto, confuso e sempre teso a delegare a figlio e staff: il buon Carletto non è più l’allenatore simpatico e a stretto rapporto con tutti. E’ diventato un semplice professore universitario, che amministra e gestisce il proprio corso attraverso l’uso congestionato e poco coscienzioso di assistenti, a loro volta distanti dai bisogni e dalle necessità del gruppo. Questo Ancelotti non è un cattivo gestore o un cattivo allenatore. Semplicemente non è più l’uno, né l’altro, trasformatosi in una sorta di commissario del proprio staff. Una figura distante e mai capace di legare realmente con il gruppo, se non oltre il mero carisma dell’essere Carlo Ancelotti. Un professore alienato nella propria cattedra, mentre il resto del corso fa quello che vuole.
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