L’addio di Ezequiel Lavezzi ci ricorda un’epoca diversa, in cui c’era un entusiasmo diverso. Che adesso non abbiamo più, per un motivo ben preciso
Ezequiel Lavezzi ha ufficialmente dato l’addio al calcio giocato. E lo ha fatto in sordina, attraverso un messaggio pubblicato sul suo profilo privato Facebook in cui ha annunciato la sua decisione di appendere le scarpette al chiodo. El Pocho è stato il simbolo della rinascita del Napoli, e il suo addio ci fa sentire tutti un po’ più vecchi. Grinta, allegria, polmoni e tanta, tanta corsa sono stati gli ingredienti mostrati dal ribelle argentino che ha fatto innamorare i supporter azzurri a suon di cavalcate, e fargli meritare il titolo di “scugnizzo” che lo ha accompagnato nei 5 anni passati con la maglia del Napoli.
Arrivato al Napoli nell’estate del 2007, l’anno del ritorno in Serie A, assieme a Marek Hamsik, Lavezzi è stato il simbolo della rinascita del Napoli, di quel Napoli che finalmente iniziava a riaffacciarsi nel calcio dei grandi dopo tanti anni bui culminati con il fallimento nel 2004. Assieme al Pocho la squadra azzurra è cresciuta, arrivando a disputare gli ottavi di finale di Champions League contro il Chelsea solo 5 anni dopo, e vincere una Coppa Italia nella sera in cui quel ragazzino argentino dal viso sbarazzino, che ragazzino più non era, lasciò Napoli in lacrime, per accettare la milionaria offerta del Paris Saint Germain dello sceicco Al Khelaifi. Perchè anche il Pocho era cresciuto assieme alla sua squadra, conquistando la maglia della nazionale albiceleste e incarnando l’essenza del napoletano vero, tanto da reagire in malomodo quando in quel Cagliari-Napoli del 12 dicembre 2009 l’allora tecnico rossoblù Massimiliano Allegri trattenne il pallone con un gesto scorretto, provocando la reazione di Lavezzi che gli scagliò una pallonata addosso.
Lavezzi si ritira e ci ricorda da dove siamo partiti
188 partite, 48 reti segnate, tanti assist, una Coppa Italia e tante, tante emozioni sono ciò che rimarrà nel cuore dei tifosi del Napoli, che ha accolto a braccia aperte l’argentino quando ancora si gioiva per una qualificazione all’Intertoto, e che lo ha visto andare via a malincuore quando invece gli azzurri si confrontavano con le big d’Europa nella massima competizione europea.
L’addio di Lavezzi ci ricorda un’epoca che stride fortemente con quella attuale, in cui sembra che ai tifosi del Napoli non sembra andar bene più nulla, e si storce il naso anche per un secondo posto in classifica ottenuto lottando fino all’ultima giornata con quella che è la dominatrice assoluta della Serie A ormai da 8 anni a questa parte. Fino ad arrivare alla frattura dell’ultimo periodo, che ha diviso squadra, allenatore, presidente e tifoseria. Sarà anche per questa odiosa tendenza ad essere sempre scontenti, a voler necessariamente sminuire i risultati che ottiene questa squadra. A partire dallo stesso De Laurentiis, che è stato il primo a sminuire i 91 punti ottenuti dai fantastici ragazzi di Sarri solo due anni fa. Con questo atteggiamento non stupisce che poi anche il minimo screzio con i calciatori può portare a dichiarazioni improvvide e alla bomba che è scoppiata il 5 novembre negli spogliatoi del San Paolo.
L’addio di Lavezzi ci fa tornare in mente un’epoca di spensieratezza, in cui ogni gol era una festa. Un’epoca che tutti noi ricorderemo sempre con un sorriso. Buona “pensione”, Pocho. E grazie di tutto.