Dal 23 al 26 novembre, nel weekend di Serie A, i calciatori e gli arbitri scendono in campo con un segno rosso sulla faccia: ecco perché
Nel corso del lungo week-end calcistico di Serie A, i calciatori scendono in campo, pronti a dare spettacolo, con un segno rosso sulla faccia. Tale segno, è il simbolo per dire no alla violenza sulle donne e sensibilizzare tutti su un tema fondamentale.
“Un rosso alla violenza” infatti, è l’iniziativa organizzata da WeWorld Onlus, a cui fianco c’è la Lega Serie A Tim, “per dare un cartellino rosso alla violenza sulle donne”, si legge sul sito dell’organizzazione e per rinnovare la lotta “contro ogni forma di sopruso verso l’universo femminile”.
Il progetto arriva nei giorni in cui cade la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2019, che si celebra per l’appunto il 25 novembre.
In Italia e nel resto del mondo, una donna su tre circa è vittima di violenze, un fenomeno tanto diffuso e comune da poter sembrare “normale”. Ecco perché WeWorld Onlus e Lega Serie A Tim puntano ad una costante e sempre maggior sensibilizzazione.
I tifosi ricorderanno l’ultima volta che i calciatori hanno messo il segno rosso in faccia, un’iniziativa che fece parlare tanto. L’iniziativa che coinvolge calciatori ed arbitri, è infatti la terza edizione della campagna di sensibilizzazione nazionale #UNROSSOALLAVIOLENZA.
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Il segno rosso in faccia dei calciatori, social scatenati: “Ipocriti”
Tale iniziativa, organizzata da WeWorld Onlus e Serie A Tim, ha spaccato i tifosi sui social. Se c’è chi ha apprezzato l’idea, condividendo la decisione simbolica di far scendere gli atleti con un segno rosso sul volto, c’è anche chi ha un parere diametralmente opposto.
Non sono pochi, infatti, gli utenti che hanno notato e sottolineato quella che a parer loro è un‘incoerenza di fondo. La stessa Serie A ha scelto di disputare la Supercoppa italiana 2018, giocata da Juventus e Milan e vinta dai bianconeri per 1-0, allo stadio Città dello Sport Re Abd Allah di Gedda, in Arabia Saudita.
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Un Paese, questo, che ha determinate idee in merito alla figura delle donne e dei relativi diritti. Non a caso, di quella partita tanto si è parlato nei mesi scorsi, con diverse critiche arrivate anche dal mondo politico.
Tante polemiche si scatenarono quando si seppe che allo stadio alcuni settori erano riservati solo gli uomini, e che quelli più vicini al campo di gioco erano vietati alle donne, che avrebbero potuto assistere alla gara nei settori per le famiglie e per quelle non accompagnate.
Il dubbio che accompagna molti tifosi in merito all’iniziativa, insomma, è che il progetto porti con sé parecchia retorica. Tra gli utenti non si legge una bocciatura della proposta mirata a sensibilizzare in merito alla violenza sulle donne. Semmai, si chiede coerenza al momento della scelta della sede di una finale.
Un tema che farà certamente discutere e per cui ci saranno schiere di pro e di contro.
Fonte video: Youtube / WeWorld Onlus