Un quesito che rimbomba nella testa della piazza dopo il caos post-Salisburgo: e adesso, che stagione bisogna aspettarsi dal Napoli di Ancelotti?
Ci sono domande e domande, e questa è una di quelle da un milione di dollari: difficile capire che tipo di stagione attenderà il Napoli. Lo era quarantotto ore fa, quando la partita contro il Salisburgo bisognava ancora giocarla e il marasma mediatico del post-gara era soltanto un inimmaginabile e apocalittico scenario. Un paio di comunicati dopo, la società azzurra ha provato goffamente a riportare l’ordine, impossibile da ripristinare se non in maniera fittizia. La spaccatura creatasi tra calciatori e dirigenza spaventa e deve farlo: mai nell’era De Laurentiis si era arrivato ad un tale punto di non ritorno. E la posizione ambigua di Carlo Ancelotti non rassicura, ma anzi preoccupa e inquietantemente incuriosisce.
Le Coppe possono salvare la stagione, ma non il Napoli ancelottiano…
Nonostante aleggi un pessimismo leopardiano attorno la formazione di Carlo Ancelotti, il Napoli ha ancora un piccolo, minuscolo vantaggio per salvare la stagione: siamo ancora a novembre. Da qui al termine della temporada, c’è tanto, tantissimo tempo e questo può aiutare gli azzurri a ritrovarsi il prima possibile. La piazza spera che questo ammutinamento possa insperatamente generare i presupposti per sfogare tutti i malumori e avviare un’eventuale ricostruzione della stagione.
L’annata del Napoli è ancora salvabile, soprattutto con un buon cammino in Champions League e uno vincente in Coppa Italia. Il campionato, invece, è ormai bello che compromesso (salvo imprevisti e/o miracoli) e rientrare nelle prime quattro posizioni rappresenterebbe il minimo sindacale. Discorso diverso, invece, per il Napoli ancelottiano. Ad oggi, dopo la rivolta del San Paolo, sarebbe impossibile immaginare la formazione azzurra continuare a lungo con il tecnico emiliano (già in discussione per i risultati negativi raccolti quest’anno) o di farlo con l’attuale zoccolo duro. Un’amara convinzione che ci lascia in dote la notte del post-Salisburgo, dove si è consumato uno di quei precedenti che sarà destinato a fare scuola. Nel bene e soprattutto nel male.