A 20 giorni dalla chiusura della Piscina Massimo Galante di Scampia, l’Acquachiara femminile è costretta ancora ad allenarsi con la valigia
Mancano due mesi al fischio d’inizio della nuova stagione agonistica di pallanuoto e l’Acquachiara femminile, squadra che milita nel campionato di serie A2, dopo la chiusura della piscina Massimo Galante di Scampia, è costretta ad allenarsi in varie piscine tra cui quella di Cava de’ Tirreni, di Chiaiano e anche alla Scondone di Fuorigrotta, dove i costi elevatissimi per gli spazi acqua non permettono alla Società di poter aver a disposizione l’intero campo per provare schemi e tattiche di gioco.
Acquachiara, gli atleti che cercano “rifugio” in altre piscine
La chiusura dell’impianto di Scampia ha penalizzato non solo la squadra di serie A2 femminile, ma anche quella maschile della Nantes Vomero che milita in serie C e i settori giovanili maschili e femminili.
Oltre ai pallanuotisti, sono tantissimi i giovani atleti di nuoto che sono stati costretti ad appendere cuffia e occhialini al chiodo anzitempo, visto che le altre piscine hanno costi nettamente più elevati e soprattutto non si trovano nelle immediate vicinanze.
Il motivo della chiusura della piscina è da ricercarsi nei 90 mila euro di debiti che la Società che aveva in gestione l’impianto ha maturato nel corso della sua attività.
Attività che durava da 22 anni e che ha dato la possibilità a giovani, disabili, appartenenti ai ceti sociali più difficili di poter praticare sport, di inseguire i propri sogni e di stare alla larga dai tentacoli della camorra.
Piscina Scampia, quale futuro per la Galante?
A quasi 20 giorni dalla chiusura della Piscina Massimo Galante il suo futuro resta non solo incerto ma anche sconosciuto.
Spaventa l’idea che possa diventare rifugio per quella fetta di Scampia legata alla criminalità e che sporca ogni giorno l’immagine di un territorio degradato che attraverso anche le attività della Piscina ha provato e prova ogni giorno a migliorare.
Scampia è un territorio difficile, sempre in prima pagina per la cronaca nera. Probabilmente, tutto sommato, 22 anni di vite salvate e cambiate valgono molto di più di 90mila euro.