Dopo il pareggio al veleno contro l’Atalanta, è giusto guardare con ottimismo alla prova offerta dagli azzurri. Ancelotti ha visto il primo, vero Napoli della stagione?
Il pareggio contro l’Atalanta lascia ancora pesanti scorie, soprattutto a livello polemico e a livello emotivo. Il caos generato dal mancato fischio di Giacomelli sul contatto Kjaer-Llorente rappresenta un episodio che ha quasi cancellato i tanti aspetti positivi che il Napoli ha mostrato nella gara con gli orobici. Nella contesa con Gasperini, Ancelotti ritrova (forse) il primo vero Napoli della stagione, in una gara dove il calcio liquido disegnato dal tecnico emiliano è stato interpretato egregiamente dagli undici azzurri in campo. Anche in fase difensiva, dove la formazione di Ancelotti ha sbandato poche volte e concesso due reti per due errori individuali (Meret nel caso del primo, Koulibaly nel caso del secondo).
In una partita a ritmi alti e forsennati, colpisce che il Napoli abbia tenuto botta nonostante un undici a forte trazione offensiva. L’uscita di Allan lasciava presagire un infausto avvio di partita, e invece l’ingresso di Zielinski si è rivelato quasi illuminato per la manovra del Napoli. Armonico e totale per la prima volta in stagione, gli azzurri appaiono pienamente consci e a loro agio nel progetto tattico propugnato da Ancelotti, giunto (forse) ad un epocale punto di svolta. Certo, l’andare uomo-contro-uomo dell’Atalanta si è mostrato congeniale per le caratteristiche tecniche degli azzurri, bravi nel vincere i duelli individuali e a creare costante superiorità numerica nelle zone nevralgiche del campo.
Oltre la prestazione finalmente maiuscola di Zielinski, colpisce la partita magistrale offerta da Fabian Ruiz. Lo spagnolo è il vero termometro del calcio posizionale concepito da Carlo Ancelotti, l’unico calciatore capace di restituire in campo quel concetto (super-abusato) di tuttocampismo chiesto dal tecnico emiliano. Bravo nel dare equilibrio in fase di interdizione, ancor più bravo nel condurre la prima pressione sui centrocampisti orobici: l’ex Betis si è rivelato il vero ago della bilancia della partita, al di là del suo assist al bacio per Milik e della qualità espressa in fase di manovra. Fabian ha dato dimostrazione del suo sconfinato bagaglio tecnico, esemplificando i motivi per cui Real e Barcellona lo seguono con grossa attenzione: cattedratico nello smistare il pallone, impressionante nella conduzione del pallone e nei duelli individuali, straordinario nel buttarsi negli spazi e dialogare con i compagni nello stretto.
Per una volta, mettiamoci alle spalle tutte le polemiche e gli strascichi delle scorse settimane. Il Napoli contro l’Atalanta sembra aver ritrovato sé stesso, in un’ottimistica armonia di intenti con il proprio allenatore. Ancelotti può sorridere, soprattutto nel vedere la grande risposta dei suoi calciatori di maggiore qualità, da Insigne a Fabian, passando per Milik, Zielinski e Callejon. Certo, preoccupano le prestazioni di Koulibaly (determinante con una serie di errori) e di Lozano (ancora un pesce fuor d’acqua in questo Napoli), ma nonostante un classifica non incoraggiante, gli azzurri ieri hanno battuto un colpo (e anche molto forte). E questa deve essere l’unica cosa che conta.
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