Il tabù trasferta del Napoli nella fase finale della Champions League dura ormai da quasi tre anni. L’ultima vittoria risale al dicembre 2016.
Il Napoli a Salisburgo, oltre a cercare tre punti fondamentali per la qualificazione agli ottavi di finale, vuole sfatare il tabù trasferta che nella fase finale della Champions League dura ormai da quasi tre anni. Tanto infatti è passato dall’ultima vittoria che risale addirittura al 6 dicembre 2016 quando sulla panchina del Napoli c’era ancora Maurizio Sarri.
Il Napoli allora vinse sul campo del Benfica per 1-2. Vittoria che peraltro valse agli azzurri la qualificazione agli ottavi di finale dove sarebbero poi stati eliminati solo dai futuri campioni del Real Madrid di Cristiano Ronaldo. Sarri in quell’occasione schierò un 4-3-3 con Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam davanti a Pepe Reina. A centrocampo c’era Diawara in regia, mentre le due mezze ali erano Allan e Hamsik. Il tridente infine era composto da Callejon, Insigne e Gabbiadini. Il Napoli sbloccò la gara dopo un’ora con un gol di Callejon e trovò il raddoppio dieci minuti dopo con Mertens, subentrato al posto di Gabbiadini. Nel finale Jimenez accorciò le distanze ma il Napoli riuscì ad espugnare il ‘Da Luz’.
Dopo il successo di Lisbona, fatta eccezione per la vittoria ottenuta a Nizza nella fase preliminare, in Champions League sono arrivate solo amarezze. Nelle ultime otto trasferte infatti il Napoli ha ottenuto appena tre pareggi (Stella Rossa, PSG e Genk) incassando ben 5 sconfitte (Real Madrid, Shakhtar, Manchester City, Feyenoord e Liverpool). Numeri non certo da big europea, insomma. Ecco perché, forse, Ancelotti alla vigilia della gara ha cercato di stemperare la tensione scherzando sulle responsabilità del suo predecessore Sarri: “Non vinciamo da tanto in trasferta? Un po’ sarà anche colpa sua…” . In realtà però il tecnico sa bene come De Laurentiis lo abbia scelto anche per migliorare il rendimento in Europa mentre finora l’unica vittoria del suo Napoli fuori dall’Italia sia arrivata contro il modesto Zurigo. Un po’ troppo poco per chi ha vinto tre Champions League da allenatore tra Milan e Real Madrid.
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