Dubbi, perplessità e dilemmi esistenziali che ci attanagliano nel corso della sosta per le Nazionali: e se fosse il Napoli a non essere abbastanza per Ancelotti?
La sosta per le Nazionali porta con sé l’annoso vuoto esistenziale che ci attanaglia nei pomeriggi e nelle sere di questo fine settimana. Per quanto patriottici si possa essere, il pathos non raggiunge mai quello delle grandi occasioni e il senso della vita fugge via tra un Andorra-Moldavia ed un Lettonia-Polonia. E allora meglio interrogarsi sui grandi dilemmi dell’era moderna: perché il Napoli appare in caduta libera dopo neanche un mese dalla sfida contro il Liverpool? Un dilemma che ha visto inciampare fior fior di intellettuali del panorama sportivo nazionale e non, che però conduce sempre allo stesso contro-dilemma: non è che Ancelotti non sia l’allenatore adatto per questa squadra? Una questione di portata biblica, alla quale ci sentiamo di rispondere con un’altra questione di medesimo impegno culturale: e se invece fosse il Napoli a non essere all’altezza (e quindi adatto) a Carlo Ancelotti?
Nessun partito preso, ma il Napoli è davvero all’altezza di Ancelotti?
E’ difficile addentrarsi in questo campo senza entrare in quello dei partiti pro-Ancelotti/anti-Ancelotti. L’intento è quello di risultare completamente sterili da certi preconcetti e allo stesso tempo di offrire e valutare tutte le chiavi di lettura possibile. Una di queste è sicuramente il tentare di prendere atto di una questione scomoda: il Napoli (forse) non è all’altezza di Carlo Ancelotti. La rosa azzurra, evidentemente, è allestita da calciatori che hanno difficoltà e non riescono a sfruttare a pieno le proprie caratteristiche nel sistema fluido e libero del tecnico emiliano. L’ampio spazio che Ancelotti ha riservato alle individualità del Napoli spesso viene meno e collassa su sé stesso quando alcuni elementi non riescono ad esprimere con continuità quanto richiesto e aspettato dal buon Carlo. Un cortocircuito che va a scontrarsi con l’essere fin troppo fiducioso (ai limiti del testardo) nel proprio sistema da parte di Ancelotti, al punto di continuare a proporre la stessa medesima offerta di gioco, indifferentemente dai riscontri che giungono dal campo.
E’ chiaro che le colpe vanno divise a metà. Da una parte la rosa del Napoli, che non è composta da individualità di assoluto livello, da calciatori che sarebbero colonne di Real Madrid, Bayern Monaco, Barcellona e simili. Dall’altra, Ancelotti e la sua poca predisposizione nel codificare le proprie idee di gioco ed iscriverle in uno spartito tattico più semplice da eseguire, compatibile al 100% con le caratteristiche degli stessi interpreti del Napoli. Due fattori che, quando uniti, vanno a generare prestazioni scialbe, grigie e prive di brillantezza, come quelle viste contro Cagliari, Brescia, Genk e Torino. Una risposta chiara e definitiva non esiste, o quantomeno fatichiamo nel trovarla. Resta indiscutibile un altro ennesimo dilemma, che vede coinvolto il mercato. Se fin dall’inizio il rischio era quello che le individualità non sarebbero state all’altezza del calcio ancelottiano, vuoi vedere che alla fine aveva ragione Mertens? A questo Napoli serve aggiungere ben altri elementi, se l’intento è quello di vincere qualcosa. Per davvero.