Milik vive un momento difficile e complesso, forse il più delicato da quando veste la maglia del Napoli. La colpa non è sua, ma avrebbe davvero senso rinnovarlo?
I due gol sbagliati contro il Genk sono soltanto la punta dell’iceberg. La questione Milik è una questione seria e rischia di diventare problematica nel giro di poco. Il polacco è in evidente difficoltà: infortuni a parte, l’ex centravanti dell’Ajax sta attraversando il periodo più complesso della propria esperienza a Napoli. Il gol manca e la tranquillità pure, ma la colpa non è e non può essere soltanto del polacco. Milik è vittima e/o parte lesa di un qualcosa di più complesso e articolato, di una determinata volontà di distruzione e di ipocrisia mediatica che porta la tifoseria, gli addetti ai lavori e persino la stessa società azzurra a non accontentarsi mai di uno come lui. E’ vero, a più riprese abbiamo scritto di come Milik abbia terminato gli alibi e di come lui stesso debba uscire allo scoperto, compiendo l’ultimo grande salto di qualità. Forse, però, abbiamo sottovalutato una possibile attenuante. Per di più anche bella grossa.
Non siamo impazziti, ma siamo volutamente provocatori. Per una volta, proviamo ad immedesimarci nei panni di un ragazzo che al primo anno (vero) da titolare con la maglia del Napoli mette a segno 20 reti in 47 partite stagionali (3.153 minuti, un gol ogni 157′), e che nonostante ciò, vede il suo nome quasi come un ripiego. Non sarà stato facile essere il capocannoniere degli azzurri, presentarsi a Dimaro e vedere che la prima preoccupazione della società e della piazza era quella di prendere un altro attaccante. Nessuno discute il valore di Mauro Icardi, assolutamente. Qui si discute il comportamento avuto da chi di dovere nello smantellare la fiducia e l’autostima tecnica di un calciatore già delicato come Milik. Perché non è facile riprendersi dopo due infortuni al legamento crociato e lo è ancor meno se, sia in Nazionale che nel Club, ci sia sempre la cattiva abitudine di desiderare gli attaccanti altrui.
Certo, anche Milik si porta sulla coscienza errori pesanti, quando godeva di tutta la fiducia di questo mondo, ma l’ultima estate ha avuto del paradossale. Arek non è certo un top player, ma non è neanche il bidone che da qualche mese stanno provando a disegnare i suoi detrattori. Ed è triste vedere come il Napoli, quest’estate, abbia provato a rimpiazzarlo (invano) senza alcuna riuscita. Ormai, scanso miracoli, il ciclo del polacco in azzurro si dirige verso il termine. Soltanto uno stolto accetterebbe il rinnovo da una società che lo ha prima sedotto, poi per poco abbandonato e infine rigettato nella mischia.
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