La qualificazione non è a rischio ma Genk-Napoli fa crescere i dubbi sulla squadra di Ancelotti. Dagli infortuni al caso Insigne: servono già risposte.
Se guardiamo ai risultati e alle gare ancora da giocare non si può fare un dramma del pareggio di Genk. Il Napoli è primo nel girone, ha altre due sfide in casa e quella più importante è già in archivio con una vittoria. Insomma, bicchiere mezzo pieno se guardiamo ai risultati, e in questo Ancelotti ha ragione quando fissa l’obiettivo. “Dobbiamo qualificarci, primi o secondi importa poco”, ha detto nella conferenza stampa post Genk. Ma sul resto c’è parecchio da riflettere: sul Napoli si addensano gli stessi nuvoloni che ora tuonano sul cielo della città.
A partire dall’attacco sprecone passando per un centrocampo mai così a corto di idee, e meno male che Meret e la difesa al momento limitano i danni. Per non parlare degli infortuni – Maksimovic e Mario Rui gli ultimi due che mancheranno per un po’ e di quel misterioso caso Insigne, che magari per il Napoli non è un “caso” ma di certo rappresenta un punto interrogativo – un altro – grosso così. Nessun dramma, nessuna visione apocalittica, ma parlare di “soddisfazione” dopo una partita così è forse un eccesso di ottimismo. Ora bisogna guardarsi dentro e capire cosa non va, nel fisico ma soprattutto nella testa. Al 6 ottobre parlare di partita decisiva è forse prematuro, ma di certo il Napoli a Torino ora si gioca tanto, tantissimo. Molto più dei 3 punti in palio.
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