No, Hirving Lozano non è e non sarà mai come Edu Vargas, per almeno 3 validissimi motivi. E voialtri, voi davvero avete un problema!
È stata la partita della classe operaia in Paradiso, la partita che ha consacrato Dries Mertens e Josè Callejon come colonne inossidabili di questo Napoli, se mai ce ne fosse ancora bisogno. Napoli-Liverpool ha regalato diverse sorprese, alcune granitiche certezze e tanto entusiasmo. Per molti, ma non per tutti, ché a Napoli davvero ormai non sarebbero tutti contenti neppure se gli azzurri sconfiggessero gli alieni che vogliono invadere la Terra. Ma ogni medaglia ha anche l’altra faccia e allora anche in una partita come quella di ieri può esserci qualche motivo di discussione. Il più gettonato è sicuramente la prestazione di Hirving Lozano, forse il meno brillante fra gli undici in campo. Spaesato, marcato benissimo da Matip e Van Dijk, che ad ogni buon conto non sono gli ultimi arrivati, semmai i primi. Da prima punta il messicano non sembra ancora perfettamente a suo agio, eppure Ancelotti pare volergli ritagliare addosso proprio quel ruolo lì. Da non dimenticare, naturalmente, che finora il Chucky ha giocato solo 178 minuti in maglia azzurra e che la sua storia è ancora tutta da scrivere.
C’è chi già paragona Lozano a Edu Vargas: ma tutto bene?
E quindi che cosa succede? Succede che un calciatore che, appunto, ha giocato una partita e due metà da quando è arrivato a Napoli, dopo aver segnato un gol all’esordio (con la Juve!) e qualche ottimo spunto con la Samp diventa subito oggetto di chi evidentemente non aspettava altro. Lozano può essere il nuovo Edu Vargas: può sembrarvi assurdo, ma abbiamo letto anche questo. Sui social, fin da ieri sera, sono in tanti a sussurrarlo, per fortuna ancora con una certa timidezza. Solo perché ha avuto mezza battuta a vuoto con il Liverpool, solo perché non ha segnato un altro gol dopo quello all’esordio, alla Juve (alla Juve!). Sarà la somiglianza estetica, sarà la provenienza da oltreoceano, sarà il ceppo linguistico di appartenenza, chissà, ma c’è chi già paventa il rischio flop come il trauma-Vargas. Di certo c’è solo la morte, ci mancherebbe altro, ma così, a naso, ci vengono almeno 3 motivi per cui questa ipotesi sia da scartare a priori.
3 motivi per cui Lozano NON è e non sarà MAI come Edu Vargas
Senza ulteriori indugi, che il pezzo è già abbastanza lungo e devo fare qualcosa per questa maledetta logorrea, andiamo dritti ai 3 punti incriminati. Seguono 3 motivi – i più elementari – per cui Hirving Lozano difficilmente sarà come Edu Vargas. Sembra assurdo anche doverlo spiegare, ma tant’è.
- Edu Vargas è arrivato a Napoli a 23 anni, dopo una super Coppa America, una 40ina di reti in Cile e una manciata in Nazionale. Stop. Lozano giocava da 3 anni in Olanda con la media di mezzo gol a partita e nel Messico è già una colonna, ha fatto le Olimpiadi, la Coppa America e pure i Mondiali. Non è una promessa, è una certezza.
- Vargas arrivò a Napoli scelto dalla società, con un allenatore (Mazzarri, ndr) che non lo conosceva e non lo vedeva neanche col binocolo. Un allenatore che non parlava lo spagnolo e non voleva impararlo per lui, così lo confinò a comprimario semplicemente perché non si capivano. Lozano l’ha scelto Ancelotti, in prima persona, perché sapeva esattamente cosa farne. E così sarà. Credeteci.
- Edu Vargas fu un abbaglio, sicuramente, ma a costi decisamente contenuti. Il Napoli spese meno di 15 milioni per acquistarlo e alla fine (incredibile ma vero) ci ha fatto anche una plusvalenza. Lozano è arrivato a Napoli per 42 milioni di euro più commissioni varie, ed è stato preferito a James Rodriguez, segno che il club ha intenzione di costruire su di lui la squadra del futuro. Conoscete il Napoli, conoscete De Laurentiis e spesso lo criticate pure: se ha speso 80 miliardi del vecchio conio per un calciatore state certi che non li ha spesi a caso.
Così è, se vi pare. Ma probabilmente non vi pare. Paragonare Edu Vargas a Lozano, anche soltanto avere la vaga idea di poterli avvicinare, significa avere un serio problema di malafede, ormai quasi una malattia. Perché naturalmente sparare nel mucchio è più semplice, perché prima o poi colpirete qualcuno e “l’avevo detto”, che poi chissà cosa vi torna. Ma ci sentiamo abbastanza sicuri di poter affermare con certezza che non è questo il caso. Pronti ad essere smentiti, ci mancherebbe altro: prima o poi, a furia di sparare alla cieca, un bersaglio lo colpirete pure voi.