Koulibaly si è raccontato in una lunga intervista concessa a ThePlayersTribune, dove ha parlato della sua vita, del Napoli e anche dei curiosi aneddoti con Benitez e ADL
Koulibaly e il Napoli, una storia d’amore che dura dal 2014. Durante una lunga intervista rilasciata a ThePlayersTribune, il difensore senegalese del Napoli Kalidou Koulibaly ha parlato di svariati argomenti, dalla sua infanzia al suo approdo a Napoli, città che ha amato sin da subito: “Napoli è una città che ama la gente. Mi ricorda l’Africa perché c’è tanto affetto. La gente vuole toccarti, vuole parlarti. La gente non ti tollera, ti ama. I miei vicini mi vedono come un figlio. Da quando sono arrivato a Napoli sono un uomo diverso. Sono davvero tranquillo.Ero un ragazzo quando sono arrivato in Italia. Sono diventato un calciatore migliore perché ho imparato la tattica ad alti livelli. Sono così precisi qui sulla tattica, ma la cosa più importante è che sono diventato un vero uomo di famiglia e un vero napoletano.
Anche quando torno a casa in Francia ormai, i miei amici non mi chiamano più “il senegalese” o “il francese”, ma dicono: “Ecco il napoletano”.
Prosegue poi raccontando dell’aneddoto con De Laurentiis al loro primo incontro:
“De Laurentiis mi guardò un po’ storto e mi disse: “Quindi sei tu Koulibaly?”
“Sì, sono Koulibaly”
“Ma non sei alto? Ma non eri alto 1,92?”
“No, presidente, sono alto 1,86”
“Mannaggia! C’è scritto dappertutto che sei 1,92! Devo parlare con il Genk per avere dei soldi indietro!”
“Nessun problema, presidente. Paghi pure il prezzo pieno, gli darò ogni centimetro in campo, non si preoccupi”.
Gli piacque molto questa frase. Si mise a ridere e mi disse: “Va bene, sei il benvenuto qui a Napoli, Koulibaly. Benvenuto”.
Durante la sua lunga intervista, Koulibaly ha raccontato anche del divertente aneddoto con Benitez, quando ricevette la sua prima telefonata: “Giocavo al Genk in Belgio e il mio amico Ahmed sarebbe venuto a stare da me per qualche giorno. Stavo aspettando che arrivasse in stazione quando ricevetti una chiamata da un numero sconosciuto.
Risposi in inglese: “Pronto, chi parla?”
“Buon giorno, sono Rafa Benitez.”.
Gli dissi: “Dai Ahmed, smettila di prendermi in giro. Sono qui ad aspettarti” e attaccai.
Mi chiamò di nuovo e iniziai ad arrabbiarmi.
Gli dissi: “Dai Ahmed, basta. Sono qui. A che ora arrivi?”.
“Pronto? Sono Rafa Benitez”.
Attaccai di nuovo il telefono.
Poi mi chiamò il mio procuratore e risposi.
“Ciao Kouli, come stai? Hai già parlato con Rafa Benitez del Napoli? Ti chiamerà.”
Gli risposi: “Cosa? Ma stai scherzando? Credo che mi abbia appena chiamato. Pensavo che fosse il mio amico a farmi uno scherzo!”.
Il mio procuratore allora chiamò Rafa per spiegargli cosa che era successo così lui mi richiamò e io risposi come se niente fosse.
Gli dissi: “Hello, Rafa! Hello! Bonjour! Hola! Hello!”
“Ciao, vuoi che parli in inglese?”
“Come preferisce, possiamo parlare nella lingua che vuole.”
Alla fine abbiamo parlato in francese.
Mi fece mille domande: “Sei fidanzato, ti piace andare a ballare, conosci la città, i giocatori?”
Gli risposi: “Allora mister, conosco Hamsik”.
A dir la verità non conoscevo veramente i giocatori e non sapevo niente della città ma ovviamente conoscevo Rafa Benitez e tutto quello che mi disse mi fece un’ottima impressione.
Dopo la telefonata chiamai subito il mio procuratore e gli dissi: “Fai tutto quello che devi fare. Andiamo a Napoli”.
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