La cicala e la formica. In un calcio ormai strapieno di cicale Josè Callejon è la formica per eccellenza. Sempre composto, sempre efficace, sempre pronto a caricarsi sulle spalle 50 volte il suo peso. E soprattutto terribilmente resiliente, proprio come le formiche, gli animali più resilienti al mondo. La resilienza è la capacità di adattarsi alle avversità e sopravvivere ad ogni grande cambiamento e in questo Josè è davvero un maestro. Rafa Benitez, Maurizio Sarri, Carlo Ancelotti. Tre moduli diversi, tre diversi di intendere il calcio e un grande filo conduttore: Josè Maria Callejon Bueno, il soldatino di cui non si può mai fare a meno.
Dal 2013 ad oggi Calleti ha saltato solo 6 partite di campionato. Sei, in quasi 6 anni. Indistruttibile, insostituibile, inimitabile. Dallo scetticismo di quando è arrivato fino alla fascia di capitano sono passate 291 partite. Tantissime, ma ancora non abbastanza. Lo vedi lì, su quella fascia, col ciuffo composto e nessun sospetto che senta i suoi 32 anni e subito viene in mente Javier Zanetti, che con Josè ha davvero tante cose in comune. Esterno a tutto campo, magari con un futuro da terzino.
Già, il futuro. Al momento è un po’ nebuloso: il contratto scade nel 2020 e c’è sempre quella brutta clausola di 23 milioni di euro che vale anche per l’Italia. Il rinnovo è sul tavolo, non sembra esserci alcuna intenzione di andar via. Nella bufera delle voci di mercato Callejon non si sposta di un millimetro. Sempre lì, sempre al suo posto, ciuffo composto e tanta voglia di correre ancora.
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