Non sono Peter Crouch. Con questa battuta Dries Mertens ha spiegato in 4 parole cosa non va nella sua attuale situazione al Napoli.
E non sono soltanto i 32 centimetri di differenza che passano fra l’ariete inglese e il folletto belga. No. Alla base c’è tutta una filosofia diversa, c’è tutto il gap che passa fra il Napoli di Sarri e quello di Ancelotti. I cross dal fondo: con Ancelotti ne arrivano decisamente di più. E Mertens, che non è mai stato un centravanti in senso stretto, finisce per essere fagocitato dai difensori, in anticipo o in marcatura. Per questo non segna ormai da due mesi, per questo Ancelotti gli preferisce spesso Milik.
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Ma Dries è un patrimonio tecnico del Napoli, un calciatore in grado di cambiare completamente volto alla squadra da un momento all’altro, a patto che lo si assecondi nel modo di giocare. E allora un’idea, magari a partita iniziata, potrebbe essere quella vista in emergenza contro la Juve. Palla a terra, 4-3-3 e Insigne e Callejon – o anche Zielinski – più vicini a lui, pronti a fraseggiare nello stretto come ci avevano abituato negli anni scorsi. Una variante tattica importante, con un Mertens in più nel motore. Per avere più soluzioni, per un Napoli un più imprevedibile.
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