Baronio, allenatore della Primavera del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al sito ufficiale della società azzurra.
Queste le parole di Roberto Baronio, tecnico del Napoli Primavera, rilasciate all’account YouTube del club azzurro: “Ho avuto un’ottima accoglienza e uno staff davvero eccellente. Tutti mi hanno fatto sentire veramente a casa, dal magazzieniere al responsabile, Gianluca Grava. Tutti lavorano sodo per fare in modo che non mi manchi nulla per svolgere serenamente il mio lavoro. Ci alleniamo e giochiamo a Frattamaggiore dove possiamo lavorare tranquillamente, dunque non posso che essere felice di come stanno andando le cose. Ho a disposizione di un gruppo che si mette a mia completa disposizione che è sintomo di grande intelligenza. Vuol dire che vogliono imparare e crescere nonostante a volte sono costretto ad essere quasi ossessivo con loro. Mi piace conoscere i miei calciatori sotto ogni aspetto, anche quello familiare, per capire anche quelli che possono essere i loro problemi che poi rischiano di portare in campo”.
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Baronio: “I miei ragazzi quando sono in campo con me è come se fossi loro un genitore”
Il tecnico del Napoli Primavera ha quindi proseguito: “Prima che un allenatore, per i miei ragazzi devo essere un educatore e quando sono in campo con me è come se fossi un loro genitore. Penso che quando ci sia rispetto del lavoro, dei compagni e dell’allenatore, si è già a buon punto. Lavoro molto sull’attenzione e sulla mentalità perché li considero aspetti più importanti di quelli tecnici e fisici. Amo essere chiaro con loro in modo da fargli capire che non è una maglia a farli diventare calciatori, ma serve avere un cuore ed essere uomini. Gli dico sempre che oltre a Pirlo, sono diventati campioni del mondo anche Perrotta e Gattuso che avevano caratteristiche molto differenti rispetto ad Andrea, ma a livello mentali erano tutti uguali. Devono capire che molti di loro non riusciranno a diventare dei calciatori, che se una volta tolta la maglia, se saranno diventati uomini troveranno altro di bello da fare nella vita perché il calcio non è l’unico lavoro che esiste. Se un allenatore riesce a parlare chiaro con i suoi ragazzi, allora non si sentiranno presi in giro e riusciranno a rendere meglio”.
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