Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è intervenuto a “Circo Massimo” su Radio Capital parlando della situazione del razzismo nel calcio italiano.
Il caso razzismo nel calcio italiano è sempre un argomento attuale così come tutte le contromisure per questo fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio. Dopo l’episodio spiacevole di San Siro, che ha visto coinvolto il difensore del Napoli, Kalidou Koulibaly, è tornato a parlare il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ai microfoni di”Circo Massimo” su Radio Capital: “Contro gli ultrà serve la linea dura. Gli inglesi hanno fatto delle leggi speciali, fanno processi per direttissima, sono stati duri sul profilo della pena. Chiaro che per tutto questo c’è stata una congiuntura favorevole, perché si è andati in parallelo con la costruzione di nuovi impianti”. Poi ha Malagò ha parlato anche dell’esperimento dell’allenatore del Napoli, Carlo Ancelotti, sul possibile abbandono della gara in caso di nuovi cori razzisti: “Darei ragione al 100% al Napoli e ad Ancelotti, ma non si possono fare le regole loro. Se le regole se le fa una squadra o un allenatore, è finita. Non si può fare”.
Cori razzisti Koulibaly, l’idea di Malagò
Infine, il presidente del Coni ha concluso l’intervista parlando anche delle responsabilità oggettive dei club in queste situazioni particolari: “La società non deve avere nessun tipo di connivenza, complicità o tolleranza nei confronti di queste persone. E se si scoprisse che questo avviene, le sanzioni devono essere altrettanto, se non più pesanti, di quelle per i tesserati. Tenete presente che tutto questo va inserito in un contesto che rappresenta, a torto o a ragione, un caposaldo della giustizia sportiva, cioè la responsabilità oggettiva. Se la colpa è di una singola persona che fa una cosa da matto, si può dire che la società non c’entra. Se lo fa tutta la curva è più difficile sostenere che la società non abbia responsabilità oggettiva”.