Milik finalmente si sta ritrovando. I dati dimostrano la forma smagliante che ha in questo periodo l’attaccante polacco del Napoli.
Tre-minuti-tre per scacciare via un digiuno di 450 minuti. Detta così sembra che Arek Milik non segnasse da cinque partite, che per un centravanti è più o meno un’eternità. In realtà, se guardiamo il tempo effettivo in cui Milik è sceso in campo, il digiuno durava soltanto da 86 minuti. Tanto ha giocato nelle ultime 5 l’attaccante polacco, rimasto a guardare i compagni nelle due sfide di Champions e giusto due spezzoni di gioco (45 e 31 minuti) contro Genoa e Chievo Verona. Prima e dopo i due finali di gara di Empoli e Atalanta, per un totale di 15 minuti complessivi conditi da due reti. Ininfluente quella coi toscani, pesante come il piombo quella contro i bergamaschi, per due punti che senza di lui sarebbero sicuramente rimasti all’Atleti Azzurri d’Italia.
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Napoli, Milik non è Cavani ma un attaccante comunque decisamente prolifico
Una valanga di critiche da inizio stagione per Arkadiusz, colpevole – suo malgrado – di non essere il numero 9 che voleva la piazza, in poche parole di non essere Edinson Cavani. Lui sorride, accetta la panchina a capo chino e poi lascia parlare i numeri. In un mese ha giocato 101 minuti e segnato 2 reti, in pratica una ogni 50, e se risaliamo ad inizio campionato è una ogni 118 minuti, in pratica quasi una a partita. Calcoli astronomici, che non interessano a nessuno e non gli rendono certo giustizia, ma quantomeno servono per ridimensionare l’etichetta di bidone che qualcuno vuole affibbiargli. Per ora per Milik parlano i calcoli, ma l’impressione è quella di un attaccante che si sta ritrovando a suon di reti e di sorrisi. Quando ritroverà anche continuità e un minutaggio quei calcoli non serviranno più. Bentornato, Arek Milik: ora sì che si può dire.
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