Parla Maurizio Sarri: “Napoli è la squadra che tifo da sempre, grazie ad ADL per avermela fatta allenare anche se ci siamo lasciati in un certo modo”
La ‘Gazzetta dello Sport’ in edicola oggi riporta una intervista a Maurizio Sarri nella quale l’attuale manager del Chelsea ripercorre quanto di bello fatto a Napoli. “Qui ho trovato la mia dimensione assieme ai giocatori che ho. La gestione di partite e turnover non rappresentano un problema a Londra, mentre in azzurro portavano a delle discussioni. Tra Kovacic e Barkley, rispettivamente undicesimo e dodicesimo calciatore più utilizzati da me, ci sono appena 100 minuti di differenza. Al Napoli ho lasciato sicuramente qualcosa. Presi in mano una squadra che veniva da 64 punti realizzati, tre anni dopo sono andato via a quota 91 e più di così non si poteva fare. Ma quel che conta maggiormente è il rapporto instaurato in quel periodo con la città, le persone ed i tifosi, oltre che con i miei ex giocatori. E sono onorato dell’accostamento con la squadra che Vinicio allenò negli anni ’70. Dal Napoli non mi staccherò mai”.
Sarri ha qualche messaggio per De Laurentiis? “No, non ho niente da dirgli a parte ringraziarlo, perché mi ha concesso la più grande soddisfazione personale della mia vita concedendomi di allenare gli azzurri. Infatti è la squadra per la quale ho sempre tifato e nonostante il mio addio sia stato un pò così, niente potrà cancellare le bellissime emozioni vissute”. Sul campionato: “La Juventus si può battere, ha la Champions League come priorità e questo potrebbe rappresentare un piccolo vantaggio per le rivali. Sono d’accordo con Ancelotti quando dice che in caso di insulti gravi bisogna fermare le partite. Credo di essere stato il primo allenatore a chiamare l’arbitro per dirgli di fare qualcosa allo scopo di fermare gli insulti di uno stadio intero contro i napoletani. Per cui concordo al 100% con Ancelotti”.
Il manager del Chelsea continua. “Mio padre era ciclista professionista, vivevo in un piccolo centro e tutti giocavano a calcio. Inevitabile che io andassi in quella direzione, anche se praticavo pure basket e volley. La mia prima partita fu un Fiorentina-Napoli, papà sapeva che il mio cuore batteva per gli azzurri. Avevo 5-6 anni. Il mio primo idolo fu Antonio Juliano, l’unico napoletano di quella squadra ai tempi. Poi sono andato anche a vedere il Napoli in Coppa, contro il Real Madrid negli anni ’80. La mia visione del calcio è cambiata grazie al Milan di Arrigo Sacchi. Con lui ho cominciato ad approfondire la tattica”.
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