Kalidou Koulibaly, difensore del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de “Il Corriere dello Sport”.
Un muro invalicabile. Kalidou Koulibaly è diventato uno dei migliori centrali d’Europa come attestano le sue ultime prestazioni in Champions League contro attaccanti del calibro di Salah e Neymar. Il difensore del Napoli si è raccontato attraverso una lunga intervista ai microfoni de “Il Corriere dello Sport”: “Mi sento francese e senegalese da quando sono nato. Quando uno mi chiedeva di dove ero, rispondevo che ero francese ma anche senegalese da parte dei miei genitori. Per me era molto importante. Poi, quando sono arrivato in Italia, a Napoli, dopo un anno e mezzo mi sentivo già cittadino napoletano. Perché io, Kalidou Koulibaly, sono e mi sento francese, senegalese e napoletano”.
Poi il senegalese ha elogiato Napoli e i suoi abitanti parlando così del rapporto con la città: “Quando ho firmato la gente diceva che l’Italia è molto razzista. Io volevo rendermi conto da solo, non volevo ascoltare la gente, mi piace vedere le cose con i miei occhi. Tra quello che pensa la gente o quello che dice e quello che veramente è la realtà c’è un mondo di differenza. Il mio portiere di casa, che si chiama Ciro, mi ha detto ‘Quando arrivi a Napoli piangi due volte: quando arrivi e quando parti’. Io gli ho detto ‘Non ho pianto quando sono arrivato ma se un giorno dovrò andare via, spero il più tardi possibile, è sicuro che piangerò’. Aveva ragione quando mi ha detto così, io sono molto felice qui. La gente parla a volte male di Napoli e non sa che cosa è Napoli. Quando non la vivi non puoi sapere che cosa è davvero”.
Koulibaly, da Benitez ad Ancelotti
Kalidou Koulibaly, infine, ha indicato le differenze tra i tre allenatori che ha avuto durante la sua avventura a Napoli. Da Benitez ad Ancelotti passando per Sarri: “Sono tutti e tre grandi allenatori. Il calcio di Benitez e quello di Ancelotti si somigliano molto. Ho avuto la fortuna anche di giocare con mister Sarri e il suo calcio era per me veramente bellissimo. Lui mi ha permesso di vedere il calcio e le partite in un’altra maniera. La sua filosofia era concentrata sulla tattica, tutto era previsto con lui. Quando guardo oggi una partita di qualsiasi squadra, non la vedo più come quattro o cinque anni fa. E lo devo a lui. Benitez mi ha fatto scoprire il calcio vero. Io ero in Serie B in Francia, poi in Belgio. Lui mi ha dato la possibilità di andare per la prima volta in Serie A in un campionato molto importante. Il suo calcio è molto simile a quello di Ancelotti perché sono allenatori che hanno vinto ed allenato grandi squadre. La loro visione del gioco ha molti punti di contatto”.