Lorenzo Insigne parla delle difficoltà vissute da ragazzino prima di sfondare nel calcio: “Mi svegliavo all’alba, i soldi non bastavano…”.
Lorenzo Insigne si racconta ai microfoni della Lega Serie A, e ripercorre la sua vita da simbolo del Napoli partendo da lontano. “Ma prima voglio dire di quanto questa sia la città più bella del mondo. Ci sono il sole, il mare, si mangia bene ovunque e la gente è fantastica. Tifo per la squadra della mia terra. Io sono nato a pochi chilometri di distanza, a Frattamaggiore, e lì vive ancora tutta la mia famiglia. Da quando gioco in Serie A ho poco tempo per tornarci, ma i ricordi sono tanti. Qualche anno fa ho comprato un cagnolino, l’ho chiamato ‘Pocho‘. È un omaggio ad Ezequiel Lavezzi, che era stato uno dei calciatori più amati del Napoli dopo il ritorno in Serie A del 2007″. Qualche retroscena dei primissimi tempi da giocatore: “Svolsi dei provini per Torino ed Inter, ma venni scartato perché mi dissero che ero troppo basso. Io però non ho mai gettato la spugna”.
Insigne ci sprona: “Non mollate mai”
Il ‘Magnifico’ Insigne dice che per arrivare dove è arrivato ha dovuto compiere tanti sacrifici. “E così anche la mia famiglia. Non ho mai voluto studiare, eravamo in tanti a casa e papà non guadagnava abbastanza. Mamma allora mi disse che se non volevo andare a scuola avrei dovuto trovarmi un lavoro. E l’ho fatto: ero un venditore ambulante, mi svegliavo alle sei del mattino e poi di pomeriggio andavo ad allenarmi. Ma ero così stanco da addormentarmi negli spogliatoi. Il mister veniva e puntualmente mi svegliava”. Morale della favola? Se hai un sogno, inseguilo! Non mollare mai e credici fino alla fine, perché tutto può accadere nella vita”.
LEGGI ANCHE –> Sarri esalta Insigne: “Il miglior calciatore italiano in circolazione”